Lo scrittore Andrea De Carlo è intervenuto ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta”, condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus.

Il suo nuovo libro “Il teatro dei sogni” parla anche dell’incompetenza della politica. “Nessun politico ha una visione della società e delle parti che compongono la società: la scuola, la burocrazia, tutte quelle cose che richiederebbero riforme radicali. Non c’è nessuno che mi sembra abbia, non dico un sogno, ma nemmeno una visione”.

Sul rapporto covid-letteratura. “Il covid ha già avuto un impatto. La domanda è come sarà dopo, come racconteremo un mondo in cui gli abbracci, i contatti fisici non ci saranno. Le persone si vedono parzialmente in faccia, con le mascherine che nascondono parte delle espressioni. Le cautele, le distanze entrerà a far parte anche dei romanzi che raccontano il mondo. Tra l’altro non sappiamo quanto durerà ancora questa pandemia, che non sarà di certo l’ultima”.

Sul ruolo della comunicazione. “La tv in sé è innocente, è uno strumento, può essere utilizzata per diffondere informazioni, per far conoscere persone. Poi può essere utilizzata anche come strumento di manipolazione. Un personaggio del mio libro lavora in un programma frullatore che vive di sensazionalismo, che trasforma tutto in spettacolo. Quello è un tipo di tv devastante, che fornisce dei modelli allucinanti a cui magari molte persone cercano di assomigliare. Però non amo per niente quando sento dei miei colleghi dire che non guardano mai la tv, perché vuol dire che non hai il polso di quello che succede, non puoi ignorarla, non puoi far finta che non ci sia. Social? All’inizio ero molto diffidente, adesso invece ho aperto dei profili social. Anche qui dipende da come li usi, se li usi per mettere selfie e per mettere foto col Martini in mano, o se li usi per avere un dialogo a distanza con persone che magari condividono i tuoi stessi interessi. In questo secondo caso è bello avere un canale di comunicazione di questo tipo”.