Oriana Fallaci, icona del giornalismo del secolo scorso e anticipatrice del secolo nuovo, è stata ricordata a Firenze in occasione del quattordicesimo anno dal trapasso. L’intenzione era quella di rievocare la forza di una donna che ha avuto il coraggio di affrontare le guerre, attraversare il potere ed essere se stessa.

Oriana: disciplina e bravura

Nella società narcisistica, del tutto e subito, ritornare su una personalità forte dello scenario culturale è importante per le nuove generazioni, per chi si è adagiato sul politically correct e per chi è alla ricerca di un autentico modello di riferimento. “Oriana Fallaci è stata anzitutto una grandissima lavoratrice. Il caratteraccio è il primo degli aspetti privati che vengono raccontati, di Oriana. Non si parla mai delle settimane e dei mesi di lavoro, e ricerca, impiegati prima di esporsi a un’intervista – ha osservato Cristina De Stefano, a Tutto in Famiglia, su Radio Cusano Campus – nessuno poteva raccontare sciocchezze davanti a lei. Nei libri che scriveva metteva passione, lavoro e ricerca. E’ stata la scrittrice più letta in Italia, a diciotto anni scriveva per i giornali. La bravura non basta, bisogna avere pure disciplina.”

Accuse maschiliste di isteria

“Accusare una donna forte di isteria è un classico della società maschile, non si direbbe mai lo stesso di un grande uomo. Era convinta della propria bravura e del proprio talento. Credeva in due cose fondamentali: la verità e il coraggio. Diceva sempre quello che pensava, la sua verità e poi lo faceva perché era coraggiosa, anche a scapito della propria immagine – ha aggiunto De Stefano autrice di “Oriana. Una Donna”, Rizzoli – penso che non amasse la guerra, ma la trovasse rilevatrice di personalità. Diceva: quando sei in guerra riconosci i vigliacchi e i coraggiosi. Era in battaglia con i potenti della terra. Non credeva nel potere, credeva il potere fosse sempre abuso di potere.”

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