Parlare di “Oliver Twist” non è certo cosa semplice e non solo perché è un enorme classico, cosa che lo rende materia da lezione e da cultura accademica e non di recensione giornalistica, ma perché in questo specifico caso siamo davanti ad un volume che necessita di una particolare attenzione vista la sua natura collezionistica. Ma partiamo dall’inizio.
Oliver Twist è una delle opere più note di Charles Dickens e anche una di quelle più millantate nella sua lettura. Secondo un sondaggio del Telegraph è al quindicesimo posto fra i venti classici mai letti di tutti i tempi, poco dopo “David Copperfiled” “Casa Desolata” e “Grandi Speranze”, tutti romanzi dell’autore inglese. Per chi invece lo ha letto veramente e ha “scalato” le oltre mille pagine del volume, sa benissimo che ci troviamo davanti ad una delle più influenti e significative opere del grande romanziere inglese. Pubblicato in così tante edizioni che è ad oggi difficile tenere il conto, “Oliver Twist” si colloca senza alcun dubbio fra le opere seminali della letteratura mondiale. E questa è storia, o no? E se ci fosse dell’altro? Se ci fosse un manoscritto dimenticato anche dallo stesso Dickens e mai stato pubblicato?
Oliver Twist
Siamo nel 1837, i primi due capitoli di Oliver Twist sono appena apparsi sulle pagine di Bentley’s Miscellany , una nuova rivista letteraria fondata da Richard Bentley, di cui Dickens era stato appena nominato editore. A soli 25 anni, il giovane scrittore aveva già assaporato il successo con il suo primo romanzo, The Posthumous Papers of the Pickwick Club. Allo stesso modo, sembrava che stesse già iniziando a intuire che il suo giovane eroe orfano, Oliver Twist, sarebbe diventato una star, scrive infatti Dickens: “Ho forse il miglior argomento a cui abbia mai pensato. . . Ho messo tutto il mio cuore e la mia anima in Oliver Twist, e sono convinto che avrà un ruolo sul tema lavoro e sarà molto popolare.” Dal momento in cui furono pubblicati i primi due capitoli, le avventure di Oliver Twist , illustrate con incisioni di George Cruikshank, i lettori le accolsero con grande entusiasmo decretandone un rapido successo: il numero di febbraio di Bentley’s Miscellany dovette essere ristampato in ulteriori 1.000 copie. I capitoli seguenti, sempre accompagnati dalle illustrazioni di Cruikshank, seguirono mensilmente fino all’aprile 1839, quando la popolarità del giovane ragazzo, il primo ragazzo della letteratura inglese ad essere scelto come eroe di un romanzo, aumentò rapidamente. Dickens era ormai sul punto di diventare uno degli scrittori più famosi d’Inghilterra e del mondo.
Il manoscritto dimenticato
Nonostante Dickens custodisse con grande attenzione i suoi manoscritti, una parte della primissima stesura dell’opera andò scomparsa, una “perdita” delle prime pagine mai scritte di Oliver Twist da correlare all’ anno 1839 quando Dickens lasciò la direzione di Bentley’s Miscellany senza riuscire a recuperare i suoi preziosi manoscritti originali che negli anni finirono sepolti negli archivi del suo editore Richard Bentley appunto e dove sono rimasti fino alla morte del romanziere, per poi riemergere, come nelle migliori storie, molti anni dopo in occasione di una classificazione del materiale d’archivio. Un piccolo tesoro è così venuto alla luce in quel momento, un tesoro composto da 474 pagine scritte a mano da Dickens, con correzioni abbastanza ampie, corrispondenti a ventidue capitoli del libro.
I giorni nostri: Un prezioso volume
Facendo un salto temporale di anni torniamo al presente e al volume pubblicato da Sp Books, una piccola ma straordinaria casa editrice francese che sorge in un angolo della Normandia. Una realtà che ha pubblicato un libro che riproduce fedelmente le pagine scritte a mano da Dickens del suo Oliver Twist, completo della parte “perduta”. Una pubblicazione resa possibile grazie alla collaborazione con il Victoria and Albert Museum che conserva ancora oggi gli originali. Un volume cartonato, dal grande formato (10X14), tirato solo in 1000 copie numerate. Un oggetto dallo straordinario valore collezionistico ed
estetico, con 24 illustrazioni a colori tratte dalle acqueforti dell’artista George Cruikshank, legato a doppio nodo a molte opere di successo del romanziere. Un libro capace di diventare in realtà una sorta di macchina spazio-temporale perché sfogliare questa edizione significa essere catapultati allo scrittoio di Dickens, sedersi vicino al grande autore e trovarsi di fronte alla sua arte, non solo quella della scrittura, ma anche quella “della penna” con il suo caratteristico tratto evocativo, le correzioni e la febbrile quanto magica grafia che ritroviamo riprodotta sua carta. C’è un pezzetto del caro “Boz” in questa edizione che merita una libreria importante e una gestualità quasi religiosa, mistica. Sfogliare questo “Oliver Twist” non si avvicina a nessuna altra esperienza che si può fare nella vita da lettore. Ogni gesto, ogni pagina, ogni lettera letta o solo immaginata è qualcosa che trascende il senso stesso della lettura e della letteratura, ha un suo erotismo non solo in quanto libro di pregio ma anche in quanto oggetto d’arte. Tutto questo lo differenzia da qualsiasi altra edizione mai pubblicata, passata, presente o futura che sia. Lunga vita a Charles Dickens e a tutti coloro siano in grado di restituire al mondo la sua opera, lettori compresi.
Andrea Lupoli