di Fabio Camillacci/ Sono passati 85 anni da quel drammatico 15 settembre 1935, quando in Germania, con l’avvento al potere del partito nazionalsocialista (avvenuto nel gennaio del 1933), cominciò la terribile persecuzione antiebraica in Europa; e non solo. Un punto programmatico del nazionalsocialismo, come scritto da Adolf Hitler nel “Mein Kampf”, prevedeva infatti la lotta contro gli Ebrei considerati “subumani”, cioè: di diversa e inferiore natura razziale e responsabili della sconfitta tedesca nella Prima Guerra Mondiale.

L’inizio. Con una prima serie di “leggi razziali” (aprile 1933) gli Ebrei furono esclusi da impieghi civili e dalle libere professioni (insegnanti, avvocati, medici, editori). Fu introdotto inoltre il “numero chiuso” nelle scuole, che successivamente doveva essere ridotto a zero. Inizialmente, alcune eccezioni furono fatte solo per gli ex-combattenti e gli orfani di guerra. Da quel momento, moltissimi Ebrei cominciarono ad abbandonare la Germania.

Le “leggi di Norimberga” poi privarono gli Ebrei della cittadinanza e dei diritti conseguenti. Furono vietati anche i matrimonî misti. In precedenza si era stabilita invece l’esclusione dal servizio militare. In particolare, una legge del 14 novembre 1935 specificava che si consideravano Ebrei:  i discendenti da almeno tre avi ebrei puri e i discendenti da due avi ebrei puri, se appartenenti alla comunità ebraica, o sposati con ebrei, o discendenti da rapporti extraconiugali con ebrei.

Altri provvedimenti razziali. Tra il marzo ed il novembre del 1938 fu revocato il riconoscimento legale alle comunità israelitiche e venne ordinato il censimento delle proprietà come preparazione alla confisca. Ulteriori misure di separazione disposero contrassegni per i documenti personali degli Ebrei e stabilirono nomi caratteristici obbligatorî.

Il 7 novembre 1938, l’uccisione a Parigi del diplomatico tedesco Ernst Eduard vom Rath da parte dell’ebreo polacco Herschel Grynszpan, suscitò violenze in tutto il Reich. Il 12 novembre 1938 una forte tassa fu quindi imposta alla comunità ebraica ed emanato un decreto per la completa eliminazione degli Ebrei dalla vita economica tedesca.

Le proprietà degli ebrei furono messe a disposizione delle autorità per utilizzarle (era il 3 dicembre 1938). Fu ordinata la consegna degli oggetti preziosi il 21 febbraio 1939. Intanto, oltre all’imposizione di un segno di riconoscimento, era stata limitata agli Ebrei nel tempo e nei luoghi la facoltà di mostrarsi in pubblico. Il 4 marzo 1939 fu infine imposto il lavoro obbligatorio, a condizioni durissime.

L’annessione della Saar nel 1935 e dell’Austria nel 1938, estese a queste regioni la legislazione razziale tedesca. Con l’invasione tedesca della Cecoslovacchia, nel marzo 1939, e l’istituzione del protettorato di Boemia e Moravia, si ebbe in quelle regioni una serie di persecuzioni, culminate nella legge del 21 giugno 1939. Modellandosi sugli editti di Norimberga nella definizione di Ebrei, essa limitava la proprietà ed ordinava il censimento dei beni. Le leggi furono ulteriormente aggravate dopo lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale.