Willy Monteiro: il pestaggio dei giovani cattivi, se così possono essere definiti, lascia amarezza e incredulità. I protagonisti dell’aggressione non possono essere definiti né forti, né sportivi, come stanno tentando di affermare su alcuni siti d’informazione. Lo sport trasmette valori, non inciviltà. “Una persona forte non si comporterebbe mai così. Si tratta altresì di persone che approfittano della debolezza altrui. Sappiamo attraverso altre testimonianze che erano soliti attaccar briga con persone più deboli – ha osservato Roberta Bruzzone a Tutto in Famiglia, su Radio Cusano Campus – stiamo parlando di noti picchiatori legati alla criminalità.”

Sistemi familiari improntati su valori sbagliati

“Tutto è partito da un apprezzamento su una ragazza, non c’erano presupposti per arrivare a questo livello di inaudita barbarie. La possibilità di menar le mani era prioritaria, evidentemente, solo un codardo può fare quello che hanno fatto a Willy – ha osservato Roberta Bruzzone – servono più psicologi e genitori che facciano il loro lavoro. Il caso di Willy non è l’unico, è un modello educativo sbagliato che ha abdicato al potere sugli altri, e sui deboli. La psicologia può essere d’aiuto, ma in questo caso parliamo di sistemi familiari approntati su un certo tipo di valori.”

Roberta Bruzzone, criminologa, psicologa forense

Willy: i quattro sono stati additati per le immagini divulgate in rete, ma non ci si può basare unicamente sulle quelle. La scelta di come rappresentiamo noi stessi dice molto di noi, ma non è tutto. Le persone, sopratutto giovani e vulnerabili si fanno persuadere da modelli mediatici che corrispondo ad un certo tipo di caratteristiche. “I soggetti in questione volevano dare una chiara idea di forza, aggressività e disponibilità verso un certo tipo di valori – così si è congedata la famosa psicologa forense e criminologa – non è un problema di tatuaggi, ma di modelli sbagliati che non possono essere proposti in tv.”

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