Il ministro per gli affari regionali e le autonomie Francesco Boccia (PD) è intervenuto ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta”, condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus.
Sul confronto Stato-Regioni
“Non si è mai trattato di uno scontro, al di là di quello che viene raccontato –ha affermato Boccia-. Non è solo colpa dei giornali, ma anche di quella parte di classe politica che alimenta lo scontro, che trasforma in scontro un confronto che è istituzionale. Ci sono materie su cui inevitabilmente ha inciso la pandemia. All’inizio bisognava solo riorganizzare la sanità, però poi si è visto che dovendo noi cambiare la nostra vita, modificare le nostre azioni, alla fine la pandemia ha inciso su tante materie concorrenti tra Stato e Regioni, non vedo altre strade se non quella della leale collaborazione. Lo Stato può utilizzare i poteri sostitutivi, ma ritengo che debba essere fatto solo in casi eccezionali. Io e il premier Conte preferiamo mediare, lo abbiamo sempre fatto, anche la notte. Discutere non significa litigare, ma ascoltare il punto di vista degli altri. Se oggi l’Italia è percepito come uno dei Paesi più sicuri al mondo è perché il metodo ha funzionato. Nei primi 3 mesi di pandemia il governo è stato accusato di utilizzo eccessivo della forza e di decisionismo spinto. Dal 3 giugno in poi, come era stato concordato, le regioni hanno ripreso a camminare da sole, nell’ambito di un monitoraggio dell’epidemia. Alcune regioni, in funzione della loro condizione epidemiologica, hanno ritenuto di riaprire le discoteche, noi avevamo detto che non eravamo d’accordo, altre regioni non le hanno aperte. Lo Stato deve intervenire quando ci sono delle emergenze. Mentre una parte dell’opposizione soffiava sul fuoco e il governo ha chiesto ad alcuni medici in pensione di tornare al lavoro, ci sono arrivate 8mila domande di medici e oltre 9mila di infermieri. Quando accade questo in un Paese significa che la politica ha il dovere di alimentare questo sentimento collettivo, non di alimentare la rabbia. Noi avevamo a che fare con una parte dell’opposizione che prima pensava di dare una spallata al governo col virus, poi all’Europa, ora cerca di sfruttare la questione scuola. C’è chi concepisce la politica come alimentazione dello scontro. Quelli che pensano che avrebbero gestito meglio la pandemia rispetto a questo governo sono gli stessi che negavano l’esistenza del virus, che dicevano che Johnson e Bolsonaro avevano ragione parlando di immunità di gregge. Noi non abbiamo mai giocato e non giocheremo mai una partita contro le opposizioni”.
Sulla sanità e il Mes
“In questi primi 3 mesi sono state immesse nel sistema sanitario diverse migliaia di figure e gli investimenti ci sono. Sul Mes si deve fare un ragionamento molto serio, perché si tratta della certezza di concentrare 37 miliardi in un settore. La lezione che dobbiamo apprendere da questa pandemia è che le spese per la sanità non dovranno più essere condizionate da vincoli di bilancio. I diritti universali non devono più essere sacrificati per i vincoli di bilancio”.
Sul voto del Pd per il referendum
“Era necessario fare chiarezza, ha fatto bene il segretario Zingaretti a dire quelle cose nella sua relazione. Con il voto, ancora una volta con grande serietà abbiamo detto ai nostri alleati che questo per noi è il primo passo, non il punto d’arrivo. Spero lo sia anche per il M5S. E’ riduttivo per la storia del nostro Paese ritenere che basti il taglio dei parlamentari per risolvere i problemi. Noi lo riteniamo il primo passo. I regolamenti parlamentari saranno importanti, sarà importante discutere seriamente. Il clima che può venire fuori dopo il referendum mi auguro sia un clima di collaborazione sulle riforme costituzionali. Il fatto che votino sì anche alcune forze d’opposizione credo sia una garanzia da questo punto di vista. Comprendo chi in buona fede vota no perché si aspetta altro, io gli dico che noi lavoriamo anche per altro”.
Sulle regionali
“Al M5S sulle regionali è mancato il coraggio. Noi dall’alleanza sui territori siamo stati lasciati soli e penso che non sia stata una buona scelta. Io ho sempre creduto nell’alleanza tra PD e M5S, alternativa alla destra di Salvini e Meloni. Non vorrei che qualcuno pensasse di utilizzare le elezioni regionali per mettere in discussione l’alleanza di governo, visto che l’alleanza alle regionali non c’è a parte in Liguria. In Puglia noi vinceremo da soli, se gli elettori del M5S e Italia viva voteranno Emiliano. Il mio appello al voto unico è cristallino. E’ una partita tra Fitto ed Emiliano e credo che alla fine vincerà Emiliano perché gli elettori 5 Stelle e di Italia viva hanno capito che non votare Emiliano significa votare Fitto. Spero che i leader del M5S anziché far campagna pancia a terra per candidati che non hanno speranza di vincere, facciano quello che hanno fatto in Emilia Romagna, sostenendo i candidati del PD”.