Il Bayern Monaco vince la sua sesta Champions League al termine di una stagione inedita e straordinaria. Confermando che la forza delle idee e una convinta programmazione possono essere gli argini migliori per debellare qualsiasi imprevisto. E proiettarsi nel futuro.
Undici contro undici e alla fine vincono sempre i tedeschi. All’indomani della vittoria nella finale di Champions League del Bayern Monaco ai danni del Paris Saint-Germain, la definizione del calcio coniata anni fa da Gary Lineker continua ad alimentarsi di nuova fortuna. Ma come spesso accade per i luoghi, dietro alle formule abusate e ai cliché c’è sempre un pizzico di verità.
Undici vittorie in altrettante partite è ruolino di marcia che non tradisce incertezze e che non si presta ad altra interpretazione che non sia quella di un dominio declinato nel corso di 11 mesi, contro ogni avversario e a dispetto di lockdown e nuovi format che a lungo hanno fatto oscillare nel limbo dell’incertezza e delle ipotesi l’esito di questa competizione. E che però, nel suo epilogo, ha saputo confermare la bontà di un pronostico che già a settembre indicava nei bavaresi i maggiori candidati alla vittoria finale.
Rivali d’alto blasone, realtà consolidatesi negli anni più recenti, instant team assemblati a suon di ingaggi faraonici noncuranti di alcuna clausola rescissoria: il modello tedesco non ha fatto sconti imponendosi strada facendo non solo come il più forte, ma anche come quello più capace di leggere – e di conseguenza – adattarsi in diretta a condizioni inedite ed eccezionali.
Facile dirlo oggi. Ma non c’era precedente, nessuna statistica né certezza capaci di orientare una stagione che andava dispiegandosi in una mappa che quotidianamente modificava le sue coordinate. Solo una grande frontiera che ciascuno avrebbe esplorato da par suo impiegando idee, intuito, risorse e coraggio (la nostra Atalanta: applausi). Manuel Neuer, capitano dei bavaresi che ieri ha alzato al cielo la sesta Champions League della storia del club, lo scorso giugno quando la Bundesliga riaprì le ostilità disse che per il calcio tedesco si stava aprendo una nuova stagione all’insegna della fiducia e della responsabilità. Nessun cenno a paura e incertezza, per chi è abituato nel calcio a rinnovarsi rimanendo fedele a se stesso conservando nel cuore la calma dei forti e l’incrollabile fiducia nelle proprie idee.
Ronald Giammò