Matthias e Maxime è il nuovo film di Xavier Dolan, nei cinema e in streaming su MioCinema e Sky PREMIERE

Matthias e Maxime insieme agli amici di sempre fanno feste e cene goliardiche, giocano, bevono, ridono con l’energia e la vitalità della piena gioventù. Ma da tempo si sono lasciati i vent’anni alle spalle, Matthias – interpretato dallo stesso Dolan con un angioma rosso dipinto sul volto – è segnato dalla vita, la relazione tossica con la madre alcolizzata e l’assenza di prospettive lo spingono a lasciare Montréal alla volta dell’Australia. Maxime d’altro canto ha una compagna, una promettente carriera da avvocato e una madre molto presente. Mentre i due amici per la pelle elaborano, a modo loro, il lutto di questa separazione, vengono coinvolti nella realizzazione di un cortometraggio. Uno per libera scelta, l’altro per una scommessa persa, accettano scoprendo a malincuore che la scena li vede protagonisti di un bacio appassionato. L’episodio, che si innesta su una situazione già esagitata, da gesto in apparenza privo di significato si trasforma in un atto di cesura con il passato. Matthias e Maxime cominciano ad interrogarsi sulle proprie esistenze. 

Dopo grandi produzioni Dolan torna a girare in Québec per parlare di identità sessuale e rapporti familiari, da sempre al centro della sua poetica, ma soprattutto di amicizia e amore nella loro accezione più universale. 

L’ideale di cinema sponsorizzato dal regista canadese può piacere o meno, ma è proprio a questo che va ricondotto il merito del suo successo. Consacrato come giovane talento soprattutto per la libertà e il coraggio che esprime, ciò che più sorprende nei suoi film è l’agilità con cui è in grado di passare dal particolare al generale stabilendo un filo diretto con il pubblico. 

Xavier Dolan e Gabriel D’Almeida Freitas in una scena del film Matthias e Maxime

Dolan racconta delle storie, le sue storie. Ma con una buona dose di talento, grande qualità filmica e una regia che sa giocare su toni e immagini accostate a colonne sonore sempre azzeccate, rende la sua storia la storia di tutti. Chi ha o ha avuto durante infanzia e adolescenza “l’amico del cuore” o “la comitiva” di amici, conosce bene lo stordimento – qui rivissuto perfettamente dal personaggio di Maxime – che provoca lo sfaldarsi di amicizie fondamentali. Improvvisamente adulti, si è obbligati chi prima chi dopo a decidere della propria vita. Si fanno scelte diverse, le strade si dividono e la magia di un tempo, l’entusiasmo giovanile che spinge a lottare, rischia di perdersi per sempre. Solo uno dei tanti punti trattati dal film che possono riallacciarsi al vissuto di qualsiasi spettatore. 

Quando Xavier Dolan nel 2010 contestava la Queer Palm a Cannes per il suo Laurence Anyways e il desiderio di una donna, temeva che un premio assegnato dalla comunità lgbt potesse con un’etichetta, scoraggiare il pubblico più vasto. Ora, a 30 anni compiuti, la pensa diversamente come spiega in un’intervista a MioCinema – la piattaforma online in collaborazione con MyMovies che ospita anche una sua monografia completa – “non sono più allergico alle etichette, anzi vorrei proprio che il pubblico fosse abbastanza aperto e generoso da guardare un film sull’argomento come noi queer per molto tempo ci siamo appassionati a storie di eterosessuali, le uniche ad essere raccontate”. 

Oggi Dolan sa bene che la vecchia ricetta dello smettere di parlarne nella speranza che il problema scompaia non può funzionare. Per cambiare la realtà è necessario evidenziare ciò che è critico, lavorare sulla consapevolezza di chi non fa parte di quelle minoranze che si vogliono difendere e per farlo non c’è modo migliore che lasciar parlare la propria arte. Il suo cinema è fatto per questo: “prendere le parti di coloro che sono diversi e aprire la mente e gli occhi alle persone, cercare di rendere tutti più tolleranti”. La bellezza di Dolan è nel modo in cui fa vivere emozioni lontane offrendo un qualcosa ad ogni spettatore che ha la volontà, anche solo per qualche ora, di abbandonare differenze preconcette, ed è impossibile non coglierla.