L’America dei poteri forti tra sesso, media e politica, un gorgo che ha risucchiato in acque torbide la prima democrazia. Il paese è diviso: linguaggio d’odio, misoginia, razzismo e disinformazione registrano danni incalcolabili mentre uomini senza scrupoli muovono le fila di giochi pericolosi. 

Questo è il quadro degli ultimi decenni di vita americana che The Loudest Voice – Sesso e potere e Bombshell – La voce dello scandalo ci restituiscono senza troppi giri di parole. La prima, in Italia grazie a Sky Atlantic, è una miniserie con Russell Crowe protagonista dei misfatti di Ailes, il secondo un film disponibile su Amazon Prime Video con Charlize Theron, Nicole Kidman e Margot Robbie nei panni delle giornaliste vittime degli abusi. Due facce della stessa medaglia con schemi narrativi diversi e focalizzazioni opposte, una su di un predatore che agisce nell’ombra, l’altra sulle sue prede. Tutto per raccontare lo stesso sistema corrotto e profondamente amorale da più punti di vista.

Russell Crowe è Roger Ailes nella miniserie The Loudest Voice

Nella Fox News di Roger Ailes la notizia viene strumentalizzata in forza di una dichiarata faziosità politica mentre le donne della rete, il cui corpo finisce oggettivato con minigonne e scrivanie trasparenti per fare share, subiscono violenze fisiche e psicologiche. È la denuncia di una di loro, Gretchen Carlson, conduttrice e miss America nella serie interpretata da Naomi Watts e nel film da Nicole Kidman, ad aver portato questa storia (vera) fuori dall’ufficio del suo capo e che ora ci permette di parlarne. 

La violenza, tipica deriva autoritaria della natura egocentrica di un uomo fino a pochi anni fa alle redini di un formidabile impero, quello dei Murdoch. Un personaggio che vive nei e per i media, ma in grado di fare la differenza nelle stanze del potere. Il network televisivo, Fox News, è la punta di diamante dei moderni media conservatori. Con abili operazioni mediatiche, tanta psicologia e appoggio ai repubblicani non proprio velato, introduce aggressività e populismo nel dibattito politico – dando voce all’America (reazionaria) dice lui – aumentando l’audience fino ad arrivare in cima alla lista dei canali all news più seguiti di sempre. 

Ma chi era Roger Ailes? Questa è la domanda a cui tenta di dare risposta The Loudest Voice più che un ciclo di puntate sugli scandali sessuali, un biopic. Catturato dalla penna di Gabriel Sherman nel libro che da il nome alla serie tv, trasposto dall’autore de Il caso Spotlight e poi interpretato magistralmente da un Russell Crowe trasformato dalla prostetica, è subito ansioso di raccontarci la sua storia fatta di successi e propaganda, e in questo ricorda l’immaginario Frank Underwood di House of Cards. Ma la parabola di Ailes non ha nulla da invidiare a quella del presidente a stelle e strisce di Spacey. La retorica nel linguaggio, la teatralità sono fedelmente riprodotte e sorprendono in questo contesto forse anche più dell’iconica serie Netflix proprio per la loro corrispondenza al vero, qui si tratta di fatti realmente accaduti. 

Oltre alla volontà di entrare nella psicologia del personaggio, ciò che emerge dalla visione di The Loudest Voice è l’intento di far luce su un intero ventennio americano, dall’Iraq e l’11 settembre a l’Obama musulmano fino ad arrivare alla campagna trumpista. Tutti scenari storico politici in cui è facile rintracciare il lavorio dell’emittente americana e la mano implacabile del suo dirigente.

Charlize Theron, Nicole Kidman e Margot Robbie in Bombshell

Bombshell è invece letteralmente dalla parte delle donne. Dando per scontato qualche passaggio, con tagli qua e là nella storia, viene meno la prerogativa della serie di ricostruire gli eventi con rigore a vantaggio del tema delle molestie, viste dagli occhi delle vittime. Tre grandi attrici, rigorosamente bionde per ricalcare lo stereotipo, hanno il compito di restituire allo spettatore quel mix di ambizione, vergogna, paura che affolla di preoccupazioni la mente di una donna costretta a scegliere tra carriera e dignità. 

Particolare attenzione nel film viene riservata alla campagna elettorale a suon di tweet di Donald Trump grazie al secondo personaggio femminile realmente esistito, Megyn Kelly, nel film Charlize Theron. Moderatrice del dibattito Repubblicano per le primarie 2016, per qualche domanda di troppo al futuro presidente, si attira le ire dei suoi sostenitori, degli spettatori di Fox News e dello stesso Ailes. Dopo la denuncia della Carlson anche lei si farà avanti parlando apertamente delle molestie subite.

Questo è un rischio che invece Bombshell non vuole correre. Facendo incetta di grandi interpreti femminili e ridimensionando lo stesso Ailes – ottimo nel ruolo John Lithgow ma impossibile il confronto con Crowe – con un lavoro di sottrazione su personalità e trascorsi, se ne riducono i connotati nel tentativo di rendere universale il problema: abuso e violenza nei confronti della donna non riguardano certo solo il fondatore di Fox News. 

Mentre The Loudest Voice ci parla della storia di un uomo di potere, Bombshell punta il dito contro una pratica diffusa, quasi normalizzata come forma di costume. Il film diventa perciò manifesto efficace contro le violenze ed emblema dello stesso Me Too, il movimento sorto tre anni fa in risposta al caso analogo del magnate di Hollywood H. Weinstein, proprio questo 11 marzo condannato con l’accusa di stupro e violenza sessuale a 23 anni di reclusione.