Ci sono donne, anche adulte, che ricadono sempre negli stessi errori nelle varie relazioni amorose. Uno tra i tanti è la così detta “Sindrome da Crocerossina” ovvero il voler cercare a tutti i costi di fare da balia al proprio uomo, la sindrome dell'”Io ti salverò”. Queste donne credono davvero di poter cambiare il proprio uomo, di poter stravolgere il rapporto cercando di salvare l’altro dai suoi problemi, di far sparire il lato oscuro di questi. Ci riescono o è solo tempo sprecato? Ne abbiamo parlato con la Dott.ssa Serenella Salomoni a Un Giorno da Ascoltare nella rubrica “Quello che le Donne non dicono”.

LA SINDROME DELLA CROCEROSSINA

“La donna che crede di poter cambiare l’altra persona svolgendo qualsiasi compito per l’altro, ricoprendo anche il ruolo della mamma, sta solo perdendo tempo. In una relazione ci vuole equilibrio ed è per questo che il rapporto con una donna che si comporta da “salvatrice” non può funzionare al lungo anche se inizialmente potrebbe sembrare molto appagante e comodo agli occhi dell’altra persona. D’altronde chi non vorrebbe avere vicino una donna che svolge tutti i ruoli senza l’ausilio dell’altro? E invece questa tipologia di rapporto tenderà a concludersi molto presto perché, anche la donna, con il passare del tempo si renderà conto che avrà perso tempo nel cercare di voler cambiare e salvare una persona che purtroppo non si salverà né tant meno cambierà per la sua donna. Occorre infatti ricordare che le persone non cambiano. Ci sono lati del carattere che possono essere attutiti o enfatizzati, questo sì ma non si riuscirà mai e poi mai a cambiare totalmente una persona a nostro piacimento!”

IL RUOLO FONDAMENTALE DELL’AUTOSTIMA FEMMINILE

Se ci si accorge in tempo di essere delle “crocerossine” è consigliabile affrontare un piccolo percorso di analisi che ci faccia ricoprire stima di noi stesse e ci infonda sicurezza sulla nostra vita! Ma da cosa deriva la bassa autostima? Cosa ci porta a diventare “crocerossine”? E’ il rapporto che una bambina ha con i genitori ma, specialmente, con la madre, che produce una bassa autostima o un’alta autostima nelle donne che saranno.
Una madre insicura, depressa o ansiosa non comunica alla figlia un’immagine di sicurezza e fiducia per la costruzione di una buona identità e, di conseguenza, un’alta autostima.
Anche una madre che si occupa sempre di quello che fa la figlia, e la consiglia continuamente e interviene su tutto, la rende insicura in se stessa e in quello che potrebbe ottenere nella vita. Bisogna incoraggiare la bambina e aiutarla senza farle sentire che sbaglia in continuazione, ma che gli errori possono essere costruttivi per rafforzarla e aiutarla a lavorare sull’autostima.
Soprattutto nell’età evolutiva, l’atteggiamento dei genitori diventa fondamentale per le sicurezze che la giovane e futura donna elabora per la sicurezza in se stessa.”