Biblioterapia: cura, strumento di crescita culturale e intellettuale. Pensare bene significa vivere meglio. Non per filosofare, ma è risaputo che con una generosa apertura verso la vita migliora la quotidianità. “Il termine biblioterapia è stato coniato negli Stati Uniti, nel 1916, da Samuel Crothers – ha osservato Marco Dalla Valle, a Tutto in Famiglia, su Radio Cusano Campus – la biblioterapia clinica è quella che utilizzano gli psicologi e gli psichiatri, si occupa della parte malata della persona; mentre la biblioterapia dello sviluppo è quella che utilizzano i counselor, gli educatori, si occupa della parte sana delle persone e può essere utile in un momento di difficoltà.”
L’utilizzo nelle strutture ospedaliere
Utilizzare la lettura di un libro, come compito a casa, è come assumere un farmaco sostitutivo ai classici medicinali. “Allevia momenti di difficoltà, riduce tempi lunghi di attesa – ha sottolineato il biblioterapista Marco Dalla Valle – uno studio racconta come utilizzare Harry Potter ad elaborare un lutto.”
La lettura della Bibbia nei Paesi protestanti
Biblioterapia: il libro, oltre che essere un valido compagno di viaggio, una voce amica, un’ancora sicura, “è una cura per la malinconia. Il vero problema è che i gruppi, in Italia, sono poco sviluppati rispetto al mondo anglosassone – ha incalzato l’esperto – l’istruzione obbligatoria è arrivata tardi. Nei Paesi di cultura protestante sono stati indotti, fin dal ‘500, ad imparare a leggere la Bibbia da subito, hanno acquisito un modo e un approccio alla lettura diversi dai nostri.”
Ritardi italiani
Scopriamo la bellezza della lettura a scuola, almeno così dovrebbe essere. “La nostra cultura ci ha impedito di accedere ai libri sacri – si è congedato Marco Dalla Valle – e l’obbligatorietà per lo studio, fino alla scuola media, è arrivata soltanto nel 1962. In altri Paesi l’obbligo è arrivato prima, e con questo la bellezza di leggere libri insieme ad altri e scambiarsi consigli letterari.”