I Am Not Your Negro, il documentario di Raoul Peck tratto dallo scritto incompiuto di James Baldwin “Remember This House”, è disponibile in streaming su Chili.
Il pensiero dello scrittore e attivista James Baldwin prende vita dalle pagine del suo ultimo progetto letterario – note sparse raccolte nell’arco della sua vita – grazie ad una voce d’eccezione e alla sensibilità del regista Raoul Peck, genio responsabile del tappeto d’immagini disposte ad arte sotto la lettura di Samuel L. Jackson. Come se non bastasse la potenza stessa dei concetti affermati, il timbro rauco dell’attore di Washington ci tiene letteralmente incollati allo schermo.
Il percorso tracciato dal vissuto dello scrittore e le sue riflessioni estemporanee sull’America e il rapporto tra neri e bianchi, tocca le vite e gli assassinii di Malcom X, Martin Luther King Jr. e Medgar Evers. Tre grandi personalità che, con scuole di pensiero e approcci molto diversi, hanno saputo convergere su un unico obbiettivo, dedicando la vita alla causa, per un’America più giusta.
Scene di film, immagini di repertorio e sequenze girate appositamente da Peck vengono intervallate a interventi dello stesso Baldwin in occasione di conferenze e show televisivi.
Il quadro che ne emerge fa vacillare le certezze dell’uomo occidentale, il duo Baldwin-Peck ci sbatte in faccia la realtà: il “negro” è un’immagine fittizia partorita dall’America bianca e rinforzata dalla propaganda diretta o indiretta dei media, della tv spazzatura, di Hollywood e della politica, allo scopo di alimentare la cultura del nemico e giustificare la condotta di un paese che “è stato così grasso e untuoso, così sicuro e felice, così irresponsabile e così morto” nel corso della sua storia. Una storia legata indissolubilmente allo sfruttamento e ai soprusi nei confronti degli afroamericani.
“La storia dei negri d’America è la storia dell’America, e non è una bella storia.”
Un vero e proprio pugno allo stomaco, ma è l’attualità del ragionamento di Baldwin a fare più male. Amnesty International Italia, che è tra i finanziatori del progetto, sa bene quanto ciò sia vero quando afferma – volgendo lo sguardo all’Europa di oggi – che “nel XXI secolo il razzismo che denuncia Raoul Peck non solo esiste ancora ma è in rimonta”.
E lo vediamo con i nostri occhi, quello della brutalizzazione della comunità di colore in America è un dramma senza tempo. Tanto difficile da estirpare che le criticità evidenziate dall’emergenza Covid nel sistema paese, non hanno fatto altro che esasperarlo ulteriormente alimentando le disuguaglianze. Tra la disoccupazione, le difficoltà di accesso alle cure sanitarie e il voto di settembre – questioni che vedono la comunità afroamericana protagonista – il caso George Floyd e la sua ampia risonanza mediatica non poteva che fare da innesco per proteste e rivolte su larga scala, pronte a sfidare perfino la paura del virus.
Candidato agli Oscar come miglior documentario nel 2016 e premiato dal pubblico della Berlinale l’anno successivo, I Am Not Your Negro scuote le coscienze promuovendo un punto di vista affatto rassicurante sul problema del razzismo. Un documento fondamentale per riflettere e porsi le domande giuste.
“Se voi avete inventato il negro, e voi bianchi l’avete inventato, allora dovete scoprire perché“