L’avvocato Marco Valerio Verni, zio di Pamela e legale della famiglia Mastropietro, è intervenuto ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta”, condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus.

Sull’archiviazione dell’accusa di stupro per due italiani

“E’ dovuta ad un difetto normativo –ha affermato Verni-. Il processo per stabilire se Pamela sia stata oggetto di abuso sessuale il giorno dell’allontanamento dalla comunità terapeutica non è potuto andare avanti perché sarebbe mancata la querela, il problema è che la querela avrebbe potuto presentarla solo la stessa Pamela. Bisogna porre rimedio a questo difetto normativo. Rivolgiamo un appello a tutte le forze politiche, affinchè si colmi questo vuoto normativo. I due accusati non hanno ammesso di essersi approfittati di Pamela, anzi hanno detto che non si sarebbero potuti mai accorgere dello stato di minorata difesa di Pamela. Noi ci siamo basati su una ricostruzione molto accurata fatta dalla dottoressa Bruzzone. Anche lo psichiatra che aveva in cura Pamela in comunità ebbe a dire che bastava poco per accorgersi che Pamela non ci stesse tanto. Una psicologa che ha curato Pamela ha parlato addirittura di distacchi autistici dalla realtà. Ognuno poi si difende, chiaramente nessuno va ad autoaccusarsi di un qualcosa. Infatti noi diciamo: non vogliamo il giustizialismo, ma giustizia. Avremmo voluto la possibilità di poter accedere ad un processo nel quale dimostrare se Pamela quel giorno fu abusata oppure no. Sulla violenza sessuale si è tornati nel 2019 con il Codice rosso che aveva portato da 6 a 12 i mesi entro i quali presentare querela, però rispetto a casi come questo non si è intervenuti”.

Sul processo

“Il caso di Pamela è stato un unicum, per come è stato ridotto il suo corpo che è stato definito dal consulente della Procura un unicum nella storia della criminologia mondiale degli ultimi 50 anni. E in quell’unicum poi si è incardinato tutto il resto. Vi pare normale che in tutta questa vicenda ad oggi l’unico ad essere stato condannato sia Innocent Oseghale? La posizione degli altri 2 nigeriani coinvolti è stata archiviata pur non essendo cambiato nulla nel quadro indiziario dell’epoca. I consulenti della procura hanno detto che con strumenti chirurgici e tavolo operatorio non avrebbero saputo fare di meglio. E’ difficile da credere che fosse la prima volta che Oseghale faceva operazioni simili. Perché la procura non ha inviato questi atti alla magistratura nigeriana per capire se Oseghale potesse far parte di un’organizzazione criminale di tipo mafioso? In Nigeria, ma anche in Italia. Continuiamo ad andare avanti, ormai è l’obiettivo della nostra vita, non ci rassegneremo mai ad una verità che riteniamo oggi stabilita in modo parziale. Ci adopereremo in tutti i modi per far uscire fuori la verità”.