Giuseppe Ferraiuolo, segr. aziendale Anaao Asl Roma 2, è intervenuto ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta”, condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus.

Riguardo la protesta dei medici degli ospedali Pertini e Sant’Eugenio di Roma

“Siamo in protesta perché siamo passati dall’essere gli eroi alla decisione da parte dell’amministrazione pubblica di decurtare 10 minuti di pausa dopo 6 ore di lavoro -ha affermato Ferraiuolo-. E’ ovvio che questo abbia generato un senso di disagio. Questa pausa deve rientrare in una norma che al momento il contratto lascia ad una trattativa. Ma è sembrato eccessivo anche l’atteggiamento di chiusura, nel dire che non si torna indietro. A nostro giudizio quella pausa va inserita nella pausa mensa. Abbiamo deciso con tutte le altre sigle sindacali di manifestare e ovviamente non finirà qui. La sensazione è piuttosto sgradevole. Tuttora c’è un livello di attenzione enorme del personale rispetto al problema. E’ una nota stonata che si inserisce in un momento in cui il personale sanitario ha bisogno di recuperare quello che gli è stato tolto in questi anni. 10 minuti al giorno diventa una settimana di lavoro l’anno non retribuita. Il contratto non dice come normare questa pausa. Bisogna sedersi e parlare, non ci possono essere decisioni unilaterali, altrimenti si deve andare davanti ai magistrati per stabilire chi ha ragione. In questo momento avevamo bisogno di un gesto di apertura, dialogo e solidarietà”.

Sul bonus ai medici

“Il Presidente del consiglio finora ha fatto tanti proclami, forse nella busta paga di giugno vedremo l’indennità Covid prevista dalla Regione”.

Sui cambiamenti nella sanità

“Da qui partiamo con un nuovo modello organizzativo, le istituzioni devono capire che l’ospedale di oggi è diverso da quello di ieri, ha bisogno di un altro assetto gestionale. Ci dovrà essere un pre-triage per decidere se vai a destra perché non hai i sintomi del Covid, o a sinistra perché hai i sintomi del Covid. Quindi servono percorsi separati. Bisogna iniziare a strutturare gli ospedali in questa nuova modalità. Ci dovrà essere un tac sporca e una pulita, una terapia intensiva sporca e una pulita e poi serviranno le zone grigie dove tenere in osservazione i pazienti. Questa storia non finirà nel giro di qualche mese. Non si può fare a meno di uno specialista di malattie infettive nell’organico degli ospedali. Dobbiamo riformulare un’idea di sanità che abbiamo scoperto dalla pandemia”.