Antonio Di Pietro è intervenuto ai microfoni della trasmissione “Res Publica” condotta dal direttore Gianluca Fabi e da Valerio Toma su Radio Cusano Tv Italia (ch. 264 dtt).
Sulla situazione nel M5S
“Io capo politico del M5S? Non c’azzecco niente –ha affermato Di Pietro-. Ognuno ha il suo tempo e deve avere rispetto del tempo che passa. Il M5S è un movimento che se vuol sopravvivere deve tornare alle origini. Così com’è adesso sembra una Democrazia cristiana, con un parroco di provincia che lo sta amministrando, don Giuseppe, che ogni giorno ci propina la sua predica che potremmo andare a sentire la domenica alla messa cantata. C’è bisogno di un ritorno alle origini e sotto questo aspetto l’unico che può smuovere le coscienze è Di Battista, l’unico capace di parlare a quel popolo. Dei progetti politici di Di Battista non condivido molto, non condivido tutti i suoi no, no-tap, no-tav, no alle opere pubbliche, però è colui che rappresenta quella parte del popolo italiano che la pensa così e soprattutto che dice e fa quello che pensa. Congresso, Stati generali, assemblea costituente li abbiamo visti in tutti i partiti, se il M5S vuole diventare come tutti gli altri partiti andrà a scomparire. Non condivido molte delle battaglie portate avanti del M5S, ma rispetto quelle battaglie iniziali e quell’elettorato che in nome di quelle battaglie li ha mandati in Parlamento e che adesso si vede tradito. Ci vuole una persona che faccia da punto di riferimento all’elettorato vero, non a quelli che stanno in Parlamento. Quelli che sono stati eletti si sono adattati, sono scesi a compromessi come la sinistra democristiana, guidati da don Giuseppe. Quando è nato il M5S io e Grillo interagivamo costantemente con Gianroberto Casaleggio, che era colui che gestiva la comunicazione dell’allora mio partito Italia dei valori e del M5S. In quegli anni ho conosciuto tutta la realtà che girava intorno allo spontaneismo del M5S. Italia dei valori e M5S sono delle realtà simili, io considero i 5 Stelle dei miei figlioli. Quando io sono entrato nelle istituzioni ho avuto anche io la necessità di costruire una classe dirigente all’interno della quale ho trovato tante brave persone, ma anche tante altre persone che hanno cambiato casacca mille volte pur di farsi i razzi propri. Considero Grillo mio fratello sul piano politico. Ritengo che Grillo abbia fatto una scelta di campo: mantenere lo status quo perché sa che l’alternativa sarebbe quella di affidare il governo alla coalizione di centrodestra. Allora dice: è meglio che mi tengo sta mezza mela adesso piuttosto che restare senza mela. Se ci vuole essere rappresentanza all’interno delle istituzioni per quell’elettorato che ha votato prima Idv e poi M5S e che vuole fare da cane da guardia alla democrazia, credo che possa rappresentarlo meglio Di Battista che Conte”.
Su Conte
“E’ tutto un annunciare: diremo, faremo, sempre domani. Qui è tutto fermo, c’è gente che non ha da mangiare. Rispetto a tutto questo mi devi dire cosa hai fatto, non cosa farai. Gli Stati generali dell’economia sono solo chiacchiere. Che bisogna eliminare la burocrazia e far ripartire i lavori pubblici lo sapevamo da 20 anni a questa parte. In questo momento non c’è bisogno di riunirsi in convegni, basta convegni, ci siamo rotti le palle dei convegni, diteci che cosa avete fatto oggi. Ci sono 100 miliardi e passa miliardi di soldi già stanziati, di opere già individuate e progettate, bisogna schiacciare il bottone, e schiacciatelo sto bottone! Basterebbe seguire per tutte quelle opere il modello Genova. Ci vogliono gli Stati generali per capire che bisogna fare questo? Una cosa è far fare i lavori, altra cosa è controllare i lavori. E’ stato detto a noi di fare un’autocertificazione per uscire di casa, il 95% degli italiani ha rispettato le regole. Dopodichè chi sbaglia paga. Ci deve essere un controllo, ma questo non vuol dire che in nome del controllo non ti faccio fare nulla”.
Sul caso dei presunti fondi venezuelani al M5S
“In questo momento si sta offendendo la memoria di Gianroberto Casaleggio. Nel 2010 del M5S all’estero non fregava niente a nessuno. E’ una bufala pazzesca, una calunnia enorme. Gianroberto Casaleggio lo conoscevo bene, è una persona che non ha mai preso neanche un caffè senza farsi fare la ricevuta. E’ una persona limpida. Quel che è uscito in Spagna non è uscito per far male all’Italia, ma perché Maduro ha indetto le elezioni e c’è una lotta internazionale da parte delle destre per fare in modo che Maduro non venga rieletto. Mi auguro che si proceda con un’inchiesta finalizzata a capire chi è quel personaggio che ha creato questo falso storico, che offende la memoria di un uomo per bene”.
Riguardo la riforma del Csm
“Bonafede ha letto la sua letterina. Non è un terremoto, è la scoperta dell’acqua calda, lo sapevano pure le pietre. E’ un po’ come quando ho fatto l’inchiesta su Mani Pulite, ma Nanni Moretti un anno prima ci aveva fatto un film “Il portaborse”. Io non mi sono mai scritto all’Anm, né alle sue correnti, non sono mai andato a votare per l’Anm. Ho sempre detto che il magistrato non ha bisogno di un’associazione perché rappresenta un potere e l’associazione per definizione serve a difendere gli interessi degli associati. Il magistrato, essendo un potere, non si deve difendere dal potere. Queste correnti vengono costituite perché il modello previsto attualmente per l’elezione dei membri del Csm è un modello che ha scimmiottato quello per eleggere i parlamentari. Da qui nasce una commistione tra interessi personali e di categoria, da qui nasce il compromesso che ha raccontato Palamara, che è l’unico che è stato intercettato, ma se c’era questa spartizione e lottizzazione vuol dire che c’è qualcun altro che pensava e agiva come lui. Il fatto stesso che dica: abbiamo vinto, vuol dire che giocava per una squadra. Da magistrato, quando mi sono dimesso, ho sempre detto che se un arbitro vuol fare il giocatore lo può fare, ma poi non può tornare a fare l’arbitro. Fin quando è possibile questo travaso, fin quando il Csm viene eletto e non viene estratto a sorte, avremmo una commistione tale per cui poi la ritroviamo a cena insieme. I membri laici li elegga il Presidente della Repubblica. Bisogna cambiare anche la Costituzione da questo punto di vista. Bonafede ha letto la letterina, dicendo che bisogna fare la riforma, e allora fatela. Di Matteo ha detto che c’è un modello all’interno del sistema di elezione dei capi uffici all’interno della magistratura che rasenta il modello mafioso. Rispetto ad un’affermazione del genere ci vuole assolutamente un’audizione alla commissione parlamentare competente per fargli dire nomi e cognomi perché non si può sputtanare un’istituzione genericamente”.