Sergio Pirozzi, consigliere della Regione Lazio e presidente della Commissione Grandi Rischi, è intervenuto ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta”, condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus.

Pirozzi è tornato ad allenare la squadra di calcio del Trastevere

“Ho sempre fatto l’allenatore, coniugando la passione politica a quella sportiva –ha affermato Pirozzi-. Chiaramente poi è accaduto un evento fuori dal comune come il terremoto e in quel momento era giusto che abbandonassi questa mia grande passione. Non avevo assolutamente la testa in quegli anni per poter allenare. Non riuscivo a vedere le partite con l’occhio dell’allenatore. Devo dire grazie a mio figlio Federico che è tornato quest’anno a giocare con l’Amatrice Calcio in promozione. Una sera, a febbraio, l’allenatore Romeo Bucci, che è un ragazzo del luogo, mi chiese di dirigere l’allenamento al posto suo. Da quella sera ho capito che ero guarito da questa storia d’amore col calcio che si era interrotta. Io porterò sempre dentro questa esperienza del terremoto, non sono guarito da quelle ferite. Ma ho fatto una scelta di cuore, ho firmato in bianco col Trastevere. Potevo fare altre scelte, anche di natura economica, ma ho fatto una scelta col cuore. Riuscirò sempre a conciliare la grande passione per la Politica con quella per lo Sport. Cercherò di inculcare alla squadra e alla tifoseria il concetto che per fare bene dobbiamo ragionare con il ‘Noi’ e non con l’io”.

Sulla ripartenza del calcio

“Juventus-Milan sembrava una partita botte tra ciechi, brutta e sotto ritmo. Dopo 3 mesi che stai fermo è anche normale. Se leviamo l’anno della Seconda guerra mondiale non c’è mai stata un’interruzione così lunga. Poi la linfa del calcio sono i tifosi, anche se in questo momento era giusto ripartire anche a porte chiuse. Mi auguro che ci siano norme chiare, anche per il mondo della Lega Pro e dei dilettanti. I protocolli di sicurezza devono essere chiari, altrimenti corriamo il rischio di vedere sparire un mondo straordinario, come quello del calcio giovanile”.