La sottosegretaria al Ministero della Salute Sandra Zampa (PD) è intervenuta ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta”, condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus.

Sulla possibilità di una seconda ondata

“Il virus circola ancora, ci sono ancora presenze di piccoli focolai. Probabilmente in questo momento anche il clima aiuta perché la gente sta di più all’aperto. Siccome fino ad ora non ci sono certezze, in presenza di un’attività del virus ancora in essere, sarebbe sciagurato stavolta immaginare che governiamo tutto quando il virus ha dimostrato che non è così. Noi siamo già organizzati, questa volta non ci sarebbero giustificazioni se ci facessimo trovare impreparati. C’è il monitoraggio, abbiamo aumentato il numero dei posti in terapia intensiva, ci sono formule terapeutiche più efficaci, c’è molto in campo già pronto. Dobbiamo tornare a una vita normale, consapevoli però che il virus c’è, dobbiamo convivere col virus comportandosi con intelligenza”.

Sul monitoraggio dei dati

“Il monitoraggio viene fatto quotidianamente con la costruzione di un vero strumento di tipo matematico, che proietta i dati, li analizza, settimanalmente si fa il punto e si capisce come stanno andando le cose. Abbiamo potuto fare un allentamento delle misure perché siamo arrivati al risultato che volevamo ottenere”.

Sullo slittamento del via libera agli sport di contatto

“E’ vero che con l’inizio della Serie A si poteva dare subito il via libera anche agli sport di contatto a livello amatoriale, non va trascurato però che il calcio ha preso degli impegni importanti, che tanti non sono in grado di prendere. Hanno un controllo medico e scientifico costante dei propri giocatori che nessun altro si può permettere”.

Sui tamponi

“I tamponi vanno fatti in gran numero, ma con intelligenza, bisogna avere dei target. Sarebbe inutile fare tamponi a casaccio. Una campagna intelligente significa che se c’è un nucleo familiare dove c’è un contagiato, vanno controllati tutti gli altri componenti della famiglia. Gli operatori sanitari vanno continuamente controllati”.

Sul momento più brutto della fase dell’emergenza

“Il momento più brutto è stato quando ho capito che dovevamo chiudere tutto. La prima reazione emotiva vera è stata Codogno. La prima volta che ho sentito il ministro dire che bisognava chiudere tutta la comunità mi è sembrato crudele, poi ovviamente razionalizzi e capisci che è un atto d’amore perché è l’unico modo per affrontare seriamente questo virus, tra quelli possibili ad oggi”.