Odio: sentimento corrosivo, per chi lo prova, causato da cose o persone irrispettose. Quante volte vi siete sentiti mancare di rispetto, abbandonati o traditi? Il partner, i genitori, gli amici, sono persone che suscitano sicurezze e aspettative. E’ nel momento della delusione che assistiamo ad una trasformazione delle emozioni, ad un significativo passaggio significativo da sentimenti positivi a negativi. L’odio, favorito anche dall’uso di un certo linguaggio mediatico, contribuisce al propagarsi di stereotipi e discriminazioni. Abbiamo analizzato il fenomeno, sia da un punto di vista psicologico, che sociologico, a Tutto in Famiglia, su Radio Cusano Campus.

Piacere e dolore, il viaggio della vita

“L’evento stesso della nascita è un trauma, le creatura diventano feti dalla ventunesima settimana, non si nasce in pace con se stessi – ha osservato lo psicoterapeuta, Adriano Formoso – l’odio è legato alla sofferenza, è caratteristica dell’essere umano, nasce come meccanismo di difesa. Empedocle diceva che l’odio e l’amore sono le due strutture portanti della vita: oscilliamo tra piacere e dolore, questo è il viaggio umano.”

Perché odiamo?

Odio: i motivi che ci portano a provare un sentimento tanto difficile sono da ritrovarsi “nell’esigenza di avere un rapporto di ostilità per cose o persone che per noi rappresentano un’esperienza dolorosa, quindi non è tanto rivolto ad una persona quanto al ricordo che questa evoca. Se una persona ci ha fatto soffrire richiamerà alla mente sentimenti simili – ha fatto notare Formoso – c’è anche chi ha tanto hanno pregato Dio e poi lo ha bestemmiato.”

Il viaggio della vita si caratterizza per il suo retrogusto dolceamaro. “L’uomo, nella sua esperienza esistenziale, ha questi rovesci della medaglia: estrema violenza, ed estrema dolcezza. Viviamo in un’epoca di mordi e fuggi, dove non c’è pazienza: le persone sbottano, si fanno causa, reagiscono male, si sviluppano personalità reattive. Questo è il problema di oggi ed è alla base di tutti gli arrabbiamenti – ha incalzato il dottor Adriano Formoso – gli adolescenti che si ammazzano di alcol o droghe sono ragazzi che non si sentono capiti, non sanno reagire. Aiutare le persone a gestire l’odio è il più grande bisogno psicosociale ed educativo. Oggi le persone vanno aiutate a non reagire impulsivamente e depurarsi da un sentimento che si ritorce su di loro, con cefalea e altri disturbi psicosomatici.”

In rete si parla di haters, ed hate – speech, chi sono gli odiatori seriali della rete? Perché reagiscono attraverso l’uso di un certo linguaggio nei confronti di persone diverse da loro. Ognuno di noi ha una sua storia, una sua cultura, una sua identità, nessuno può dirsi – per fortuna – uguale all’altro e le diversità vanno accettate e rispettate, perché non succede? “La realtà virtuale rispetto a quella reale prevede una socializzazione nuova – ha detto il prof. Marino D’Amore, dell’Università Niccolò Cusano – chi si esprime online ha una libertà immensa. L’hate – speech non è nient’altro che una forma di onnipotenza digitale.”

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