Anna Lapini, delegata per la legalità e la sicurezza di Confcommercio, è intervenuta ai microfoni della trasmissione “Res Publica” condotta dal direttore Gianluca Fabi e da Valerio Toma su Radio Cusano Tv Italia (ch. 264 dtt).
Riguardo gli imprenditori che si rivolgono agli usurai
“La mancanza di liquidità spinge molto spesso gli imprenditori a rivolgersi a persone che adesso si manifestano anche sotto forma di consulenti, professionisti, quando invece sono usurai. In un momento come questo il rischio aumenta. Molto spesso un imprenditore che è sempre stato autonomo nel suo lavoro si vergogna a dire che non ce la fa ad onorare tutti i suoi pagamenti e chiudendosi nel silenzio si rischia la solitudine. A Roma presso la Confcommercio c’è un centro anti-usura e sui vari territori abbiamo aperto anche dei punti d’ascolto proprio perché individuiamo il rischio più grande nella solitudine e nella paura di manifestare la propria difficoltà. 75 giorni di chiusura hanno creato, in chi viveva già in difficoltà di cassa, una situazione insostenibile. Mentre c’è una grande fiducia nella collaborazione tra forze dell’ordine, le istituzioni, le associazioni di categoria e di come stanno gestendo professionalmente la situazione, al tempo stesso c’è una completa sfiducia riguardo l’arrivo dei sostentamenti. Molti non hanno ricevuto i 600 euro e non hanno diritto al prestito di 25mila euro perché magari avevano qualche pagamento non effettuato. Ecco che allora, illudendosi che possano poi pagare il 100% degli interessi, pur di non manifestare alle proprie famiglie il proprio fallimento si affidano a queste persone”.
Usurai sotto mentite spoglie
“Oggi l’usuraio non è più il cravattaro di prima, si manifesta sotto mentite spoglie, ben vestito, ben curato, ma molto spesso è peggio della persona manifestamente cravattara. La criminalità organizzata sa sempre chi andare a cercare e quali sono le imprese in grandissima difficoltà. E anche quando offre di acquistare l’azienda, con un plusvalore rispetto a quello che vale, si appropria di quell’attività totalmente, ma poi il controllo di quel territorio, quel famoso presidio sociale, passa dal controllo di una famiglia per bene al controllo della criminalità organizzata e diventa un problema di sicurezza territoriale. Non c’è tempo da perdere. Bisogna far capire tutti insieme che la persona in difficoltà non è sola, è interesse di tutti noi che continui a mantenere il controllo della sua piccola attività e che ha nelle istituzioni, nelle associazioni di categoria e nella comunicazioni degli alleati. In questo momento le denunce stanno aumentando, ma non risultano in forte crescita, mentre ci risulta fortemente alzato il tasso di pressione di usura. Mi auguro che le piccole medie imprese possano risorgere con una domanda interna, che è quello che ci mancava anche prima del Covid, ci dobbiamo riappropriare del nostro mercato”.