Giorgio Cremaschi, portavoce di Potere al Popolo, è intervenuto ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta”, condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus.
Sul piano Colao
“E’ un concentrato di banalità con alcuni orrori che spuntano all’improvviso –ha affermato Cremaschi-. Le cose che mi hanno colpito di più in negativo sono le televisite, le visite dei medici tramite computer. Se pensiamo che uno dei problemi che abbiamo avuto in Lombardia è l’assenza della medicina territoriale, incentivare le televisite mi pare una sciocchezza per non dire di peggio. E poi sulla scuola, mi ha colpito il fatto che si chiede ai ricchi di adottare una classe. Questa è proprio la resa di un sistema. Siccome non riesco a far funzionare la scuola, vediamo se il Siur Brambilla riesce a farla funzionare. Ci sono corbellerie clamorose. L’idea di fondo non la condivido, un liberismo di altri tempi: dare soldi alle imprese, togliere le tasse alle imprese, favorire le imprese. E poi un’altra cosa che mi irrita è l’uso di questi inglesismi continui, è un po’ il voler fare l’ammericano alla Sordi. E’ una montagna di corbellerie. Capisco perché sia piaciuto a Salvini, che mi pare l’unico politico italiano ad averlo apprezzato e a dire che nel programma della Lega quelle cose sono presenti. C’è la flat tax, peraltro per gli evasori fiscali. Ho l’impressione che molti politici non l’hanno neanche letto, il loro staff gli segnala un pezzettino e loro commentano”.
Piano Cremaschi
“Il mio piano avrebbe al punto uno un intervento per dare reddito a tutti, in attesa che tutti abbiano un lavoro, perché ci sono milioni di persone che non ce la fanno. Fare una patrimoniale, prendere soldi ricchi e darli al Paese. Poi un piano di investimenti pubblici ma gestiti dal pubblico. Poi tornare alla sanità pubblica, veramente pubblica. Io ho vissuto il disastro in Lombardia. Bisogna togliere la sanità alle regioni perché è una schifezza avere 20 sanità diverse. Si stanno facendo le stesse cose di prima, non si ha il coraggio di capire gli insegnamenti che ha dato questa crisi. Ci sono due parole che devono tornare al centro: pubblico e lavoro, non impresa e mercato. Il sistema pubblico e il lavoro ci hanno salvati da questa epidemia. Bisogna poi abolire subito il Jobs act perché abbiamo visto come la precarietà del lavoro danneggia anche la salute. Ricostruire un sistema sociale civile e non affidarsi al mercato e alle imprese, che hanno fallito. La Lombardia è il simbolo del fallimento dell’attuale sistema, è la regione d’Italia più ricca e privatizzata ed è la regione in cui il Covid ha fatto più danni”.