Luigi Coppola, testimone di giustizia e presidente del Movimento per la lotta alla criminalità organizzata, è intervenuto ai microfoni della trasmissione “Cosa succede in città” condotta da Emanuela Valente su Radio Cusano Campus.

Riguardo il sit-in di protesta di domani al Viminale organizzato dal Movimento per la lotta alla criminalità organizzata

“Non dovremmo elemosinare quello che uno Stato dovrebbe darci nella normalità –ha affermato Coppola-. Non dobbiamo dimenticare che chi ha denunciato la criminalità organizzata è una persona che, purtroppo, avrà difficoltà a portare avanti una vita normale, non dovrebbe diventare un gesto eroico e tante altre belle parole che ascoltiamo dire dai politici.  Domani andremo al Viminale non con la voglia di fare casino, ma con la volontà di porre delle domande e con la speranza di ricevere risposte. Noi chiediamo di capire se il famoso lavoro nella PA lo Stato ha intenzione davvero di darlo a tutti i testimoni di giustizia, oppure se le leggi sono diventate carta straccia”.

Riguardo la sua storia

“Io avevo un autosalone a Pompei, ho denunciato i boss della Camorra che mi chiedevano il pizzo, ho peregrinato per l’Italia, si diventa pacchi postali che nessuno vuole ricevere. Ho perso la protezione nel 2013. Lo Stato si dimentica di noi, ma le mafie no. Alcuni dei personaggi che ho consentito alla Giustizia di mettere in galera sono usciti. Uno dei boss è stato però arrestato di nuovo con altri sodali sempre per estorsione”.