Psicofarmaci e disturbi psicologici, o psichiatrici: gli esperti si dividono in due categorie, la prima cura soltanto coi farmaci; la seconda somministra medicinali in situazioni di estrema necessità. Negli USA è allarme sociale, causa stressa da Covid, durante i mesi di marzo e aprile si è registrato un grave incremento delle preiscrizioni di ansiolitici e antidepressivi. La preoccupazione è la dipendenza che potrebbe conseguire e l’incapacità, delle persone, di imparare a convivere col dolore. Ne abbiamo parlato a Tutto in Famiglia, su Radio Cusano Campus, con Enrico Prosperi, psichiatra, della Società di Educazione Terapeutica. “Faccio parte di quella categoria di medici che segue le linee guida migliori, circa gli interventi su determinati disturbi e patologie – ha osservato il dottor Prosperi – dicono che in presenza di ansia, non fortissima, il primo intervento non dovrebbe essere farmacologico, ma di psicoterapia.”
Effetti e sospensione degli psicofarmaci
Il tema è importante a tutti i livelli, l’uso e il consumo di certi prodotti viene alle volte sottovalutato, altre volte temuto. “L’effetto degli antidepressivi non è immediato, servono almeno quindici giorni prima che arrivino i primi effetti; altro aspetto importante, il paziente deve sapere che i farmaci non curano, sono sintomatici – ha sottolineato l’esperto – le benzodiazepine, ad esempio, non solo possono creare dipendenza, ma si dovrà incrementare il quantitativo, nel tempo, per ottenere lo stesso effetto. Non solo, la sospensione del farmaco se non è corretta si rischia un peggioramento della situazione patologica, favorendo gravi ricadute.”
Modificare la predisposizione ai disturbi psicologici
Psicofarmaci: come agiscono sul sistema nervoso? “Servono a creare interscambi tra le cellule nervose, tendono a bilanciare lo scambio tra neurotrasmettitori – si è congedato il dottor Prosperi, esperto di Disturbi Alimentari – la predisposizione che ognuno ha può essere modificata attraverso una mirata ricerca personale. Le psicoterapie aiutano a saper riconoscere le proprie emozioni, esprimendole nel modo più sano: senza urla, né violenza.”