Disoccupazione: negli States, in nove settimane, 39 milioni di persone sono chiamate a doversi riposizionare nel mercato del lavoro. Perdere il lavoro significa “dover elaborare un lutto”, come dicono gli psicologi, e come lo stesso Marco Vitiello ha affermato a Tutto in Famiglia, su Radio Cusano Campus. 

Gli effetti psicologici

Se la mente soffre il corpo risponde, “ne risente l’epidermide, si possono presentare disturbi come la psoriasi, è possibile risentirne anche da un punto di vista gastrointestinale – ha osservato l’esperto, responsabile dell’area lavoro dell’Ordine degli Psicologi del Lazio e docente presso La Sapienza – il senso di depressione, spossatezza, abbattimento e angoscia sono le prime reazioni, da questi sintomi ne derivano disturbi del sonno o attacchi di panico.”

Il processo di identificazione

Perdere il lavoro significa perdere la possibilità di stare in una certa rete di contatti, perdere dignità e occasioni. “Il processo di identificazione con l’altro è forte, dal lavoro deriva una forte rispondenza sociale – ha osservato lo stesso Marco Vitiello – quando conosciamo una persona la prima domanda che facciamo è tu che lavoro fai?”

Disoccupazione: quanti di voi conoscono persone che hanno perso il lavoro? Gli effetti sono visibili anche “nelle relazioni familiari, col gruppo primario, cioè la famiglia di appartenenza o nelle relazioni sociali più allargate. Verrebbe da dire mal comune mezzo gaudio – ha affermato Marco Vitiello – la problematica genera un malcontento di massa che porta a doversi rimettere in gioco. Cercare lavoro è un lavoro, non pagato, chi si trova a doversi rimettere in gioco va incontro a delusioni: quanti colloqui non vanno a buon fine? Sono disavventure che fanno capitolare l’animo umano, il rischio più estremo è la depressione.”

Per reinventarsi serve…

Di positivo c’è che chi perde il lavoro può stravolgere completamente la vita, ma “per reinventarsi è necessario recuperare, autostima, motivazione – si è congedato Vitiello – la perdita di lavoro è una fase, non un giudizio universale sul proprio operato.”

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