Karate
Sabina, quel sogno nato da “piccina”, cresciuto in Liguria e che va inseguito con tutto il sacro fuoco di Olimpia
E’ stata la più giovane cintura nera d’Italia, a soli 12 anni. A 14 già è stata Campione d’Italia nelle Cadette. E ora vuole andare alle Olimpiadi Masters

Lei è Sabina Varsallona, signora esponente di quel meraviglioso pianeta di spessa sensibilità rappresentato dalle donne. Fatto di tante qualità e costruito su duttili e molteplici fattori, cementati nel tempo: grinta, coraggio, determinazione, passione, tantissima, spirito di sacrificio, umiltà e tenacia. E’ stata la più giovane Cintura Nera d’Italia di Karate, a soli 12 anni.
A 14, anche qui “bruciando le tappe”, è medaglia d’oro al Campionato Italiano Cadetti. Una grande gioia che avrebbe anticipato, di poco, la frequenza con cui è salita, più volte, sul podio, in gare sia nazionali che internazionali. Logica conseguenza ne è stata la inattesa convocazione in azzurro! E viene chiamata a cimentarsi agli Internazionali, la Venice Cup.
Sabina è arrivata al massimo risultato possibile quando è diventata Campionessa del Mondo a Valencia nel 2007. E’ successo nella specialità del Kata, che è armonia, equilibrio, movenze ma anche grande senso della conoscenza di tutte le parti del corpo. Delle figure che, se ben eseguite, possono suscitare i migliori voti da parte dei giudici.
Sabina, come giudica il fatto che lo sport italiano stia discutendo del Calcio di Serie A al posto di un pensiero capace di radunare tutto lo sport di base, gestori degli impianti compresi?
“Lo sport dovrebbe essere visto con un’ottica diversa, più ampia, sopratutto in questo difficile periodo; non esiste solo il calcio, sebbene sia lo sport che richiama più popolarità e maggiore guadagno. Bisogna potenziare e incentivare lo sport di base e gli sport considerati minori, che sono altrettanto importanti. Sono assolutamente d’accordo sulle iniziative che sta operando in questo momento il C.I.O. (Comitato Internazionale Olimpico) sugli aiuti economici da distribuire alle associazioni dilettantistiche – S.S.D. e A.S.D. -, che hanno davvero bisogno di aiuti concreti e urgenti”.
Ha cominciato in palestra che era “piccina”, a soli 4-5 anni: allora esistono, quei rapporti di passione e d’amore, per uno sport? Ed è un percorso che può essere inteso e vissuto per tutta la vita?
“Tutto ciò che si persegue con amore e passione diventa parte di te e della tua vita: lo senti scorrere dentro di te e ti senti viva. Ho avuto l’opportunità di provare parecchi tipi di sport quali il Pattinaggio, il Nuoto, il Tennis, dove mi sono espressa in piccole gare regionali. Ma quando ho indossato per la prima volta il mio kimoncino la sensazione è stata subito di piacere e attrazione”.
Alle medie inferiori e alle superiori, come se l’è cavata, con il rendimento scolastico?
“Nel periodo in cui ho frequentato la scuola preferivo non raccontare molto, dei miei risultati e degli allenamenti frequenti. Perché negli insegnanti di allora c’erano pregiudizi e preconcetti, su questa disciplina praticata dalle femmine. A parer loro avrebbe anche potuto determinare degli scarsi risultati. Invece era proprio lo sport, che mi incentivava a studiare focalizzandomi sui compiti e le lezioni per riuscire a ottenere buoni risultati. A scuola come nello sport”.
Lei è un’atleta di successo, tenace e orgogliosa. Quando sarà possibile riprendere cosa si sente di dire, alle famiglie, per portare le ragazze e i ragazzi in palestra, per avviarli a un discorso di disciplina e crescita?
“Quando i genitori portano i bambini in palestra per la prima volta io dico sempre a loro che non ci devono essere pressioni e forzature; devono divertirsi e socializzare per crescere in un ambiente sano, che ti aiuta a conoscere te stesso, a forgiarti sia dal punto fisico che mentale, ma anche spirituale”.
Quali sono state le difficoltà da karateka, durante il percorso agonistico? Sono state più legate alla gestione atletica o a qualche stop fisico?
“L’agonista deve fare dei sacrifici. Le giornate sono distribuite sia sulla preparazione atletica e tecnica ma anche sull’aspetto mentale, sui focus, sulla motivazione, sugli obiettivi e sull’autoefficacia, fondamentale per conseguire una buona performance”.
Quanto senso della disciplina, pur nell’agone dei combattimenti, lascia, il Karate, in coloro che lo praticano?
“Si cresce rispettando le regole, sia per sé stessi che nei confronti dell’avversario”.
Cosa le hanno insegnato, le sconfitte di misura, quelle più brucianti?
“Mi hanno insegnato a crescere e a capire che non sempre si può vincere; e che le sconfitte sono opportunità di crescita”.
Lei è stata in cima al mondo (2007), come non tutte riescono a fare. Un passo importante che ha valutato quale punto d’arrivo o uno dei tanti esami che avrebbero creato in lei ulteriore energia? Perché il rischio è quello di non potersi confermare, a certi livelli…
“Il Mondiale non è stato un punto d arrivo. Sì, l’ansia da prestazione per la gara c’è; sempre ed “essere sempre sul pezzo” non è facile. Ci sono sguardi puntati addosso, aspettative, ma per me è stata più la méta per un’altra méta. E’ come se avessi ancora delle cartucce sempre da…spendere. É energia, è movimento: è qualcosa che hai dentro e che è difficile, da spiegare a parole. Io voglio gareggiare sino a 100 anni!”, dice con grande quanto ammirevole entusiasmo, la grintosa e orgogliosa atleta ligure.
Sabina, il Karate e tutte le discipline marziali girano il loro orizzonte e la bussola verso Oriente. Quanto si può imparare, da una cultura così distante, così differente dalla nostra?
“Molto. Infatti moltissime persone si stanno avvicinando a questo tipo di disciplina che trasmette tantissimi benefici sullo stato di salute psicofisico: si coltiva la spiritualità, l’umiltà. Ma nello stesso tempo si acquisisce consapevolezza delle proprie capacità, anche con la meditazione”.
Ci descriva il pensiero immediato quando ha ricevuto la prima convocazione in Nazionale e il Karategi si è colorato d’azzurro!
“Quando ho ricevuto il telegramma di convocazione avevo una felicità immensa perché era il mio sogno nel cassetto. Sentivo dentro di me una grande responsabilità. La voglia di fare bene era tanta, e solo il pensiero di far parte del team azzurro mi faceva sentire onorata. E ancora più motivata”.
Quali sono i risultati più importanti costruiti e ottenuti?
“I più importanti vinti sono i 12 titoli italiani e varie medaglie d’argento e bronzo sotto l’egida della Fijlkam; le 16 medaglie d’oro conquistate in gare Internazionali ufficiali W.K.F., il Campionato Europeo (WUKO) e il Campionato del Mondo (WUKO).
Da quale età si passa, tra i Master?
“Al compimento del 35° anno sono passata dalla categoria Senior alla categoria Master (Atleti Esperti), come da regolamento vigente”.
Quali sono i traguardi professionali a breve e a medio termine che vuole con tutta sé stessa?
“Il mio sogno è quello di poter coronare con una medaglia il traguardo dei Giochi Olimpici Master, che si svolgeranno nel 2021 in Giappone”.
Ritiene che la scuola sia così tanto indietro, nell’attività motoria? O c’è una speranza, adesso che lo sport diventa una…“necessità”?
“Oggi ha un peso maggiore a scuola ma culturalmente siamo ancora indietro, se si pensa che in altri stati come il Giappone, la disciplina dell’Aikido rientra nelle materie universitarie”.
Cosa vorrebbe ottenere, dalla Sabina atleta, sul piano dei progressi e dei miglioramenti?
“Sicuramente punto tanto sull’esperienza e sulla tecnica: e tengo sempre traccia dei progressi. Dal punto di vista atletico è molto importante mantenere sempre un allenamento funzionale e regolare perché (ovviamente) con il passare degli anni è sempre più difficile raggiungere miglioramenti dal punto di vista fisico e della performance”.
A che punto è, il percorso accademico?
“Mi mancano pochi esami alla laurea in Psicologia. In un momento particolare della
mia vita ho deciso di reinventarmi iniziando un percorso di studi che mi sta dando numerose soddisfazioni e che non avrei mai pensato di poter realizzare. Poiché incastrare lo sport, l’insegnamento e lo studio universitario non è affatto semplice. Questo tipo di università aiuta molto ad ottimizzare i tempi grazie all’organizzazione e alla sua tecnologia all’avanguardia. Che mi ha offerto l’opportunità di realizzare il mio sogno nel cassetto: diventare psicologa sportiva per i disabili. Ringrazio l’UniCusano per la sua professionalità e l’organizzazione, e tutto lo staff, dai docenti ai tutor alla segreteria. Sono stati sempre presenti anche in questo periodo particolare di difficoltà legate al Coronavirus”.
Coraggio. Tenacia. Grinta. Determinazione. Spirito di sacrificio. Serenità e sapersi mettere in discussione ogni ora trascorsa in palestra e alla parte dedicata alla resistenza. Consapevolezza e testa sulle spalle. Orgoglio, e tanto. In una sola parola, un nome: Sabina.
Destinazione: Kansai, Olimpiadi.