Come ogni anno il countdown parte con i premi già assegnati. David speciale a Franca Valeri, David dello spettatore a Il primo Natale di Ficarra e Picone e Miglior film straniero a riconfermare Parasite rivelazione dell’anno. La cerimonia è fissata al 3 aprile ma con le problematiche che insorgono legate al Covid si paventa il rinvio o la cancellazione. Per fortuna quest’ultima ipotesi non viene percorsa e l’8 maggio la premiazione dei 65.mi David di Donatello va in onda come di consueto in diretta su Rai1 con il solito Carlo Conti a condurre. Ma rispetto al passato c’è una differenza non da poco. Niente pubblico, quindi niente red carpet, niente ospiti, nessuno che ritiri i premi in presenza che rimangono in bella mostra su un tavolino da buffet. La serata dedicata al grande cinema italiano questa volta si prospetta come una lunga sequela di collegamenti video da remoto, degni del miglior talk show con tanto di conduttore a dare la parola.
Poco male. Dopo i primi intoppi e problemi di connessione, infatti, l’atmosfera si distende con manifestazioni d’affetto sconosciute al pubblico dei David, e che solo l’intimità delle mura domestiche permette. Nelle inquadrature dei premiati irrompono figli, mariti, mogli, compagni gioenti, e i vincitori con baci e abbracci celebrano le vittorie per la prima volta davvero insieme alle famiglie e ai propri cari.
Immagini che scaldano il cuore della platea virtuale via social. Da Luigi Lo Cascio che festeggia nell’abbraccio con i due figli il premio come Miglior attore non protagonista per Il traditore in barba al Geppetto di Benigni, a Pierfrancesco Favino che condivide la gioia con la moglie in lacrime. È il Miglior attore di quest’anno per la sua interpretazione di Tommaso Buscetta nel film di Bellocchio. E ancora Jasmine Trinca, Miglior attrice protagonista per La dea fortuna di Ferzan Özpetek in compagnia della figlia. Una serata senza dubbio non priva di emozioni nonostante il disamore del digitale. Ma è proprio su Jasmine Trinca che si accende una nota dolente che, come spesso accade, rischia di adombrare manifestazioni di questo tipo. Sono poche le donne in lizza, e il confronto con i ruoli maschili non regge. Per questo l’attrice chiosa citando le parole del suo regista: “una protagonista non si vede dalla quantità di minuti nel film”. Anche Valeria Golino che non si pronuncia, preferendo un siparietto che simula una caduta accidentale per lo stupore, viene premiata come non protagonista per la sua partecipazione in 5 è il numero perfetto, opera prima di Igort, il celebre fumettista tagliato fuori dal premio alla Miglior regia esordiente da un giovanissimo Phaim, anche interprete del suo divertente Bangla.
Ma il vincitore indiscusso di questa memorabile edizione 2020 è senza dubbio Il traditore, il biopic di Marco Bellocchio sulla vita del palermitano Tommaso Buscetta, primo grande pentito di mafia e testimone chiave del Maxiprocesso. Premiato come Miglior film conquista anche la Miglior regia per un Bellocchio instancabile, che grato del riconoscimento si dice pronto per nuovi progetti all’alba dei suoi 80 anni. E non dimentichiamo che oltre al miglior montaggio e la miglior sceneggiatura, la pellicola domina ancora sul fronte attoriale con Lo Cascio e Favino. Il grande escluso è invece Martin Eden di Pietro Marcello che con 11 candidature riceve solo un premio, quello per la Miglior sceneggiatura non originale. La pioggia di premi tecnici se la spartiscono Pinocchio di Matteo Garrone e Il primo re di Matteo Rovere. Miglior scenografia, trucco, costumi, acconciature, effetti visivi per la fiaba di Collodi, e fotografia e suono per l’epica storia della fondazione di Roma.
È soprattutto a queste maestranze, i cui premi nel corso della serata spesso vengono annunciati senza avere neppure rappresentanza in scaletta, che si rivolge la lettera del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Dispiaciuto di non poter presentare come ogni anno le candidature al Quirinale, per bocca di Carlo Conti ribadisce la sua vicinanza e l’impegno dello Stato a non abbandonare in questo momento di grave crisi i lavoratori del mondo dello spettacolo. Il Presidente ricorda l’articolo 9 della Costituzione a testimonianza su carta di tale impegno, la cui concretezza spetta però al Ministro Dario Franceschini, anche lui in smoking come Benigni dal salotto di casa. Nel suo intervento, che precede di poco la rivelazione del Miglior film, annuncia per lunedì 11 maggio un incontro con i rappresentati del settore per la gestione della riapertura delle sale e l’organizzazione delle arene estive, rassicurando sull’arrivo di aiuti e incentivi statali. Sono parole di speranza accompagnate dall’accensione, in quegli stessi istanti, delle insegne di migliaia di sale cinematografiche in tutta Italia. Parole alle quali tutti speriamo seguano i fatti.
Un blasonato Carlo Conti, scelto ancora una volta, quest’anno fa davvero da ombrello, senza troppi scivoloni, ad un David in diretta TV che è stato una vera scommessa, un salto nel vuoto. Ma fortunatamente il precipizio si è rivelato non troppo profondo. All’atterraggio quella brillante statuetta dorata che da sempre ha l’importante compito di riunire gli italiani sotto la stella del buon cinema nostrano, sembra infatti sopravvissuta senza troppi graffi.