Pubblicità Progresso: cos’è, qual è il ruolo nello scenario mediale attuale, quale sarebbe l’utilità oggi? Ne abbiamo parlato a Tutto in Famiglia, su Radio Cusano Campus, con Daniele Di Giorgio, dottorando presso l’Università Niccolò Cusano, autore del libro L’ha detto la televisione. La comunicazione pubblicitaria di Carosello e dell’Italia.
Pubblicità Progresso: compie quarant’anni di storia. “Nasce nel 1971 con lo spot sulle donazioni del sangue, che abbiamo appena ascoltato – ha affermato il prof. Di Giorgio – sono spot che rispecchiano le caratteristiche comunicative dell’epoca, duravano un minuto, tempi oggi impensabili per una serie di ragioni. I meriti di questo genere pubblicitario sono stati molteplici. Inizialmente era nata come associazione, successivamente è diventata una fondazione e si è battuta per sensibilizzare l’opinione pubblica, su temi di natura civile, comunicativa e sociale.”
L’offerta mediale e i linguaggi comunicativi negli anni sono cambiati. Negli anni ’80, infatti, “cambia l’economia, sono gli anni della ‘Milano da bere’, la tv vuole catturare l’attenzione dei propri interlocutori, aumenta la pressione pubblicitaria sui canali televisivi e la Pubblicità Progresso si adegua, ridimensionandosi e perdendo appeal.”
Pubblicità Progresso: è un messaggio che non vuole vendere, ma vuole risvegliare le coscienze e favorire un cambiamento nelle abitudini delle persone. Oggi, siamo pronti per tornare al punto di partenza. “Viviamo in un momento di grande incertezza, poca stabilità, di timori e paure, questo genere pubblicitario aiuterebbe gli italiani – si è congedato Daniele Di Giorgio – il dibattito di cui sentiamo parlare relativo all’app Immuni, ad esempio, può essere un’occasione da raccontare. L’obiettivo della app è di favorire la prevenzione del contagio, prevenire i contatti, può essere una soluzione, ma secondo me non è ben percepita, non è ben comunicata.” Lo stesso discorso vale per le tematiche ambientali, quindi per quello che riguarda le nuove abitudini a cui la gente è chiamata ad abituarsi, senza dimenticare il Covid-19 che ha stravolto completamente le abitudini di tutti, richiamando ad un certo rigore quotidiano.