De Magistris a tutto campo: da Napoli all’Italia intera. L’intervista odierna a Radio Cusano Campus
Luigi De Magistris, primo cittadino di Napoli, è intervenuto oggi nella trasmissione “Sport Academy Weekend”, e si è espresso su argomenti di interesse locale e nazionale.
Chi parla di letteratura, teatro, cultura, architettura, di grandi paesaggi, non può non essere innamorato di Napoli. Ho il piacere e l’onore di avere un uomo dello Stato, il Dott. De Magistris.
L’intervista – Come procede il rapporto con il Presidente della Campania De Luca, anche alla luce della ripresa degli allenamenti del Napoli Calcio?
“I problemi sono talmente tanti e lo sport deve ripartire quando ci sono le condizioni di sicurezza per poterlo fare. Il discorso vale per il Calcio come per gli altri sport. Alcuni, secondo me, possono già ripartire, per esempio quelli di natura individuale. Io non comprendo perché ci sia stato un atteggiamento particolarmente vessatorio in Campania, nei confronti di alcune categorie che, da sole, in condizioni di sicurezza, possono fare sport”.
Il primo cittadino partenopeo spiega con invidiabile chiarezza il proprio pensiero: “C’è un po’ la tentazione da parte di chi ricopre istituzionali, a livello centrale come ai livelli regionali, di considerare cultura e sport come se fossero solamente degli esercizi di intrattenimento, degli hobby. Vorrei ricordare che dietro alla cultura, dietro allo sport, c’è lavoro, c’è economia, c’è vita, c’è l’ossatura – anche democratica – del nostro paese”.
Sull’ipotesi di far ripartire la Serie A il Sindaco di Napoli ha dichiarato: “Il Calcio riprenderà quando ci sono le condizioni. Gli sport collettivi sono quelli che ripartiranno per ultimi: non penso adesso sia immaginabile fare una partita di pallone, nella fase 1 in cui ci troviamo, e stiamo tra qualche ora per entrare nella fase 2, con tutti i rischi connessi”.
Soprattutto ipotizzare l’utopia di un Calcio senza pubblico o di una Pallacanestro senza i sostenitori, e vale per tutti gli sport…
“Io sono contrario, a uno sport senza pubblico, personalmente. Preferisco anche la pazienza di aspettare un po’ di più ma riprendere quando c’è l’atmosfera tipica, dello sport. Altra cosa è consentire agli atleti di ritornare ad allenarsi. C’è tutta una serie di aspetti che non vanno sottovalutati. Per esempio sinora non sono stati alcuni argomenti affrontati: persone che suonano strumenti musicali o che esercitano attività sportiva non è che possono stare chiusi in cantina o messi in quarantena all’infinito. Questi aspetti, Cultura e Sport, sono stati molto sottovalutati, finora”.
Secondo alcuni osservatori lei e il Presidente De Luca siete distanti con una certa frequenza. Però da qualche tempo sembra che corriate separati forse per arrivare uniti, al traguardo?
“Io penso che l’Italia non si debba dividere, sul traguardo. Che è quello di farci uscire quanto prima con il minor danno possibile da una pandemia sanitaria senza precedenti, ed affrontare, uniti, la ricostruzione, sociale ed economica, del nostro paese. Poi non significa che la pensiamo allo stesso modo: io ho posizioni molto distanti, dal Presidente De Luca, come da altre persone che ricoprono magari incarichi politici istituzionali. Ma non per questo non ci dobbiamo non sentire tutti italiani. Io mi auguro che il popolo sia unito altrimenti non siamo un grande popolo, e non siamo una grande nazione”.
Il Lungomare di Napoli è frequentati da runner cioè i mezzofondisti o i maratoneti, e dai canottieri. Potrebbe diventare, teoricamente, una pista di Atletica a cielo aperto. Quali sono le misure adottate da Sindaco e Consiglio Comunale?
“Noi adesso ci siamo purtroppo dovuti attenere a quello che hanno deciso Governo e Regioni. Non tutti forse sanno che, con un decreto di marzo, ai Sindaci è stata tolta la possibilità di incidere, quindi si è fatta una scelta di accentrare tutto sullo Stato centrale e sulle Regioni. Sullo Stato centrale è stata una scelta opportuna: poi non si ha avuto il coraggio di uniformare una serie di condotte. Siamo al caos istituzionale, al conflitto perenne, e oramai tutti se ne sono accorti tra Stato e Regioni”.
De Magistris racconta della voglia di riscatto di Napoli…
“Noi ci stiamo preparando soprattutto alla ripartenza, con le modalità tipiche della nostra città cioè quelle di utilizzare gli spazi all’aperto. Spazi pubblici, di terra e di mare: questo sia dal punto di vista culturale, sociale, sportivo, economico. Quindi noi lavoriamo per un maggio e giugno che servono in qualche modo, uso un’immagine simbolica, a riaccendere i motori, ma per poi farci trovare pronti in estate con una immagine di Napoli di una ripartenza forte. Perché dobbiamo rimettere in moto l’economia, l’energia della nostra città, la vitalità culturale, la voglia di utilizzare gli spazi all’aperto, e poi abbiamo sempre lavorato, anche prima della pandemia, a Napoli, diversamente da altre parti (…) sulla centralità della persona, sullo spazi pubblico. A noi non è mai appartenuta la corsa al consumismo universale o al profitto per il profitto, allo smantellamento dei beni comuni, anzi, le nostre politiche hanno messo al centro sempre i beni comuni ed è per questo che io, con ottimismo, guardo a Napoli come una città che non dico può essere d’esempio, perché non mi permetto di usare un termine di questo tipo; ma come guida, come capacità di resilienza, come punto di riferimento, sicuramente sì”.
Il bosco di Capodimonte sarà disponibile per chi vuole svolgere attività fisica, atletica?
“Nei limiti delle ordinanze sì. Il bosco ricordo che è di competenza del Ministero dei Beni Culturali: io personalmente l’avrei aperto da domani ma ho notizie che il Ministero non è ancora pronto, per aprirlo domani. A quanto abbiamo ricevuto credo lo aprano il 9 maggio perché hanno da mettere a posto delle cose, ma dal 9 credo sarà fruibile sicuramente per l’attività motoria, per la corsa. Sicuramente allo stato) delle cose) sono impediti gli sport collettivi”.
Prima è stato Magistrato poi Sindaco. Cosa farà, nella terza vita?
De Magistris glissa con l’abilità di un centravanti nello smarcare il proprio controllore difensivo. Ci ha già pensato?: “No, guardi, adesso non riesco a pensare ad altro che impegnarmi 24 ore al giorno per la tenuta sanitaria, sociale, economica della nostra città. E per lavorare assieme alla mia gente per far rinascere Napoli quanto prima. Non ho un file nella testa che possa farmi pensare ad altro”.
Da uomo di legge cosa pensa dell’applicazione tecnologica scelta dal Governo, Immuni?
“Vorrei un po’ più di chiarezza, se devo essere sincero. Non è che si abbia un quadro molto chiaro, di quello che si intende fare con questa app. Che sarebbe stata molto più utile nella prima fase come è stato in Corea del Sud, cioè quello di avere un quadro immediato e concreto della situazione sanitaria. Ma ahimè!, altro che app, non abbiamo ancora le mascherine dopo due mesi; ancora stamattina mi arrivavano mail dei medici che non le hanno negli ospedali. Immaginatevi un po’ come stiamo ancora messi. Starei ancora attento, nel fare annunci roboanti che noi siamo pronti tecnologicamente ad affrontare non si sa che cosa. Perché se l’app entra nella fase 2 e nella fase 3 vorrei capire a che serve; se serve ad avere un tracciamento epidemiologico della situazione sanitaria del nostro paese, va bene, purché venga fatto nel rispetto dei diritti costituzionali, della privacy, della libertà. Voglio capire chi è che sta dietro all’app, chi è che la gestisce, qual è l’autorità, quanto tempo conservano questi dati. Se invece, come temo, possa essere uno strumento per controllare le libertà degli italiani, gli spostamenti, dove vanno, con chi si vedono, chi incontrano, non mi meraviglierei affatto che possa accadere una cosa di questo, io sarei un po’ preoccupato”.
De Magistris aggiunge: “Vede la tentazione anche in uno stato democratico di passare allo stato d’eccezione, e poi a uno stato in cui ci si abitua a rinunciare ai diritti costituzionali, non è che ci vuole un secolo. Cioè io sarei sempre molto cauto: del resto di questi tempi abbiamo sospeso almeno una ventina di diritti costituzionali. L’app va bene ma fateci capire che cos’è. Uno strumento tecnologico al servizio della gente con istituzioni indipendenti che la verificano, la controllano, e che ha un uso assolutamente limitato al tema sanitario, allora può essere uno strumento seppur molto tardivo. Se invece è l’occasione per spendere qualche milionata di euro o perché dietro chi lo sa chi ci sta, una società che gestisce tutto questo, e servono anche a fare il Grande Fratello del popolo italiano, io, personalmente, ho qualche perplessità”.
Domani 4 maggio, e le chiedo un pensiero più da uomo che da rappresentante delle istituzioni, siamo a metà del tunnel, non dico fuori?
“E questa è la fase più delicata, perché il lockdown gli italiani nella loro stragrande maggioranza, hanno dimostrato responsabilità, maturità, virtuosità, pazienza, rispetto delle regole. Adesso è una fase delicata perché abbiamo, da una parte questo caos istituzionale sulle regole, sulle ordinanze, e su che cosa si può fare, non si può fare, che comincia anche a infastidire un po’, no?! Perché gli italiani non comprendono bene per il fatto che c’è chi abusa, della pazienza del popolo italiano. Dall’altro c’è una giustificata, legittima e comprensibile smania, frenesia, di uscire. Da lunedì c’è una situazione che un po’ preoccupa. Io mi auguro che comprendano che il fatto di uscire non significa “liberi tutti”, che abbiamo sconfitto il virus. Il virus ancora è presente, soprattutto in alcune regioni. Dobbiamo continuare a essere bravi, seguire le prescrizioni, le regole, il distanziamento sociale, le mascherine, e tutte le altre cose che ormai sappiamo perfettamente, in modo da consolidare la fase 2, ridurre sempre di più il contaggio e prepararci, poi, alla fase 3. Che è quella che ci conduce di più verso la normalità, altrimenti non ci vuole niente per tornare indietro. Che sarebbe devastante da un punto di vista psicologico e da un punto di vista sociale ed economico rischierebbe di protrarre per anni, la crisi del nostro paese”.
Intanto l’umiltà e la voglia di apprendere del popolo napoletano e campano ha messo in mostra un’eccellenza come quale il “Cotugno” quale polo per studiare i vaccini. Questo è un altro grande segnale.
De Magistris: “Beh sì, penso che Napoli, lo dico con grande orgoglio, si è comportata in maniera egregia, finora. Il popolo perché ha rispettato le regole, e questo è stato l’elemento fondamentale nel contenimento del contagio nella nostra città. Medici e infermieri hanno lavorato in maniera egregia e addirittura, come ricordava sul piano della ricerca, il primo farmaco anti-Covid19 è nato dalle nostre parti, a Napoli, grazie a una sperimentazione che ha messo insieme il Pascale e il Cotugno. Anche di questo, siamo orgogliosi. Napoli è un punto di riferimento mondiale sotto diversi aspetti: anche in questo momento l’Italia ha dimostrato la capacità di resistere e di mettere in campo il meglio di sé”.
Nel territorio di Napoli ci sono due importanti case circondariali, Poggioreale e Secondigliano. Anche questa è un’emergenza “nell’emergenza”, ad affrontare, per tutte le istituzioni…
“Sì, uno stato democratico e forte, quando riesce a garantire i diritti anche nei luoghi in cui c’è privazione dei diritti sicuramente di questi tempi le sofferenze nei luoghi carcerari si sono acuite; le condizioni di sovraffollamento, la capacità di garantire condizioni di sicurezza sanitaria, la difficile convivenza tra questi fini, tra il personale che esercita il controllo, il personale che è in stato di detenzione, sono stati momenti molto difficili, soprattutto all’inizio, quando c’è stato il diffondersi della pandemia e il picco che ne è conseguito”.
Chiudiamo con il sorriso. La domanda è un po’…folkloristica, perché Napoli sa dare allegria, gioia, sa dare umanità. Detto in dialetto, Napoli e la Campania, per fare fronte a qualsiasi emergenza, “la tennen’, a cazzimma?”.
De Magistris sorride: “In questo momento la cosa che più prevale nella nostra città è quella capacità di resistenza, che ti puoi piegare ma non molli, visto che lei ha citato un termine che noi usiamo molto, cazzimma, “u napoletan’ se fa zitt’ ma nun mor’(e)”. Cioè che noi abbiamo questa capacità di sofferenza, resistenza ma non molliamo. Bene, l’abbiamo dimostrato”.
Poi il Sindaco di Napoli spiega interessanti dettagli: “Non tutti sanno che abbiamo chiuso le scuole e i cantieri prima del Governo, sanificato 2000 kilometri di strade senza che nessun DPCM ce lo dicesse. Noi abbiamo intuito quello che stava accadendo al Nord, in Lombardia, e quindi il popolo si è messo in auto-protezione, ha capito, fiutato. Questo perché abbiamo grandi radici culturali, perché abbiamo una grande cultura popolare. C’è stata una grandissima solidarietà e generosità. Il popolo, lo voglio dire, perché qualcuno ha potuto pensare, che ne so!?, che si è comportato bene perché qualcuno l’ha minacciato con il lanciafiamme. Si è vista quella immagine a un certo punto…non è così. E’ un’offesa al popolo napoletano. Il popolo napoletano, come immagino il popolo italiano, io ovviamente parlo della mia città, ha un comportamento responsabile perché capisce. Il popolo italiano ha delegato in bianco al Governo la sospensione dei diritti costituzionali perché ha capito che c’era il bene supremo della salute, ma non perché qualcuno gli ha detto: “Attenzione se non ti metti in casa io ti uccido. Io mi rifiuto di pensare che l’italiano è così. Ed è brutto anche pensare che abbia utilizzato questi strumenti abusando della propria posizione di responsabilità”.
Chiudiamo con suo pensiero sulle scarcerazione. Che idea si è fatto di questa storia legata a nomi anche eccellenti?
“Ma io faccio una valutazione di gravità. A me non è piaciuta per niente questa pagina. Ho letto le giustificazioni, per carità. Io vengo dalla Magistratura, comprendo tutto. Mi metto nei panni dei miei ex colleghi che hanno fatto le valutazioni. Ho letto le indicazioni di autonomia giuste dei Tribunali di Sorveglianza. Ma da uomo, da cittadino italiano trovo ignobile che di questi tempi, e grave dal punto di vista istituzionale siano uscite delle persone in situazione di 41-bis. Credo sia una pagina molto opaca in tempi di pandemia”.