Ormai si sa, il Coronavirus ha sconvolto ogni aspetto della nostra vita. Cose che prima ci apparivano del tutto normali se non scontate, ora in piena pandemia si dimostrano impensabili. Ai primi posti tra quelle attività tassativamente bandite c’è l’andare al cinema, sedersi nel buio della sala gomito a gomito con un perfetto sconosciuto è ormai solo un lontano ricordo. 

Dune al cinema dal 17 dicembre 2020. Distribuito da Warner Bors. Pictures

La chiusura dei teatri ha scombinato i piani di molti, dal piccolo esercente ai grandi colossi della produzione e della distribuzione, tutta la filiera è stata mobilitata. In tanti sono corsi ai ripari rinviando anche di un anno i progetti in uscita nel breve periodo, la prima è stata la Warner Bros con i suoi attesi Wonder Woman 1984 e Dune che slittano di uno o due mesi. Ben più drastica è invece la Sony Pictures, titoli come Ghostbusters: Afterlife svalicano direttamente al 2021 mentre Greyhound ed altri vengono addirittura rinviati a data da destinarsi. Casa Disney e Marvel Studios, come la Paramount, vorrebbero invece recuperare il tempo perduto in autunno. Si prevede quindi che, in caso di regressione della pandemia e conseguente riapertura delle sale, saranno davvero in molti i film in uscita sotto Natale. Dunque tanti i film e pochi gli spettatori, ancora traumatizzati dalla paura del virus. 

Ma al momento non si può che navigare a vista. Nella stessa situazione si trovano infatti i Festival e le manifestazioni annuali. Dopo due rinvii Thierry Fremaux, direttore del Festival di Cannes, sembra ancora temporeggiare. Tramontata l’ipotesi di rimandare tutto a fine giugno, questa edizione 2020 resta ancora un enorme punto interrogativo. Una cosa è certa, infatti, per la Croisette non ci sarà una versione digitale, Fremaux lo esclude. Se la possibilità di spostarsi online per i festival possa essere o meno una alternativa sostenibile è l’argomento che infuoca il dibattito nel settore. Il timore chiaramente è quello di togliere definitivamente centralità all’esperienza in sala, snaturare lo spirito stesso di condivisione di tali manifestazioni e soprattutto esporre il lavoro degli autori al pericolo della pirateria. 

Ben più possibilista sulla questione è invece Alberto Barbera, direttore artistico della Mostra del Cinema di Venezia. Le date di settembre rimangono per ora confermate mentre ci si prepara a diversi scenari in base all’evoluzione dell’emergenza sanitaria. La prospettiva più realistica sembra essere quella di un festival ibrido, tra fisico e digitale, che possa anche fare da cavia ed eventualmente da apri fila, indicando la strada per la gestione contingentata del pubblico in sala. In questo caso bussare alla porta dei grandi colossi dello streaming per i loro potenti server, da Netflix a Apple, sarebbe una possibilità molto concreta. Nell’ibridazione è estremamente fiducioso Cameron Bailey di Toronto, quella del festival nord americano è una realtà ben diversa ma pronta alla digitalizzazione pur di non rinunciare all’appuntamento annuale. Nella stessa direzione si muoverà anche il nostro Festival di Torino, disposto fin da subito a riconvertirsi per quest’anno in una manifestazione culturale ospitata sul web. Anche altre realtà nostrane ben più piccole sembrano intenzionate a non abbandonare il pubblico e gli affezionati cinefili. È il caso dell’Ischia Film Festival che mette a disposizione di tutti una rassegna online di film e opere, visionabili gratuitamente in streaming sul suo portale, con la cooperazione degli autori partecipanti nelle precedenti edizioni. Una mirabile iniziativa che anticipa involontariamente e di poche settimane un progetto internazionale affine, il programma di We Are One si sta delineando infatti proprio in questi giorni. 

Parliamo di un Global Film Festival che si svolgerà interamente online su YouTube con lo scopo di offrire gratuitamente agli utenti di tutto il mondo film, documentari, cortometraggi, conferenze, workshop con artisti. Un’idea che nasce dalle difficoltà del momento, i festival internazionali sotto l’impulso della piattaforma Tribeca Enterprise creata da Robert De Niro hanno deciso di fare rete e non abbandonare il pubblico a casa, ma anzi intrattenerlo diffondendo positività attraverso il potere del cinema. L’evento, internazionale nel vero senso del termine, Venezia, Cannes, Berlino, il Sundance, Toronto sono solo alcuni dei partecipanti, si svolgerà tra il 29 maggio e il 7 giugno. Anche se non è ancora stato comunicato un programma definitivo è chiaro che We Are One verrà curato e sarà espressione dai vari festival chiamati in causa, inoltre seguendo l’iniziativa sarà possibile sostenere una raccolta fondi lanciata dall’OMS per la battaglia contro il virus. 

Certo la preoccupazione per la pirateria rimane, ed è per questo che sono da escludere nuovi film e grandi anteprime, ma è una soluzione questa che senza dubbio potrebbe gettare le basi in futuro per una gestione migliore e più responsabile dei film presentati nelle rassegne, soprattutto nel caso dei cosiddetti “film da festival” ovvero tutte quelle opere di cinematografie lontane e realmente internazionali, di autori emergenti o di produzioni sconosciute, che fanno fatica a trovare accoglienza nella distribuzione fuori dalle sale dei festival. Sarebbe poi così assurdo pensare ad un archivio online messo in piedi da una cooperazione internazionale, proprio per dare asilo a tutti quei film che transitano per i grandi eventi. Fiducia nella piattaforma di casa Google, YouTube, era già stata riposta in passato da un autore amato e rispettato, e soprattutto attento osservatore della società quale è Ken Loach. In anticipo sui tempi 5 anni fa il regista britannico decise di caricarvi alcuni dei suoi lavori, in barba alla pirateria e in nome di una cultura meno elitaria. Se in un periodo di grandi incertezze come questo qualcosa è certo, è che la pandemia nel bene e nel male ci costringerà a ripensare molte cose, primo tra tutti, parlando della settima arte, sarà il modo di vivere il cinema, di fruirlo e di promuoverlo.