Sergio Cofferati è intervenuto ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta”, condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus.

Sul lavoro ai tempi del Coronavirus

“E’ una situazione molto difficile, delicata, il virus ha dato un colpo pesantissimo all’economia di tutti i Paesi europei, in particolare del nostro che è più fragile rispetto agli altri -ha affermato Cofferati-. Le persone sono molto preoccupate perchè non sanno quando potranno tornare al lavoro e come. Se vogliamo garantire sicurezza alle persone devono cambiare radicalmente le condizioni di lavoro in molti luoghi in cui si produce. Che di questo si parli poco è inquietante. Se ci fosse un riavvio non oculato, con un ritorno di fiamma dell’epidemia il danno sarebbe enorme non solo sul versante sanitario, ma anche sul comportamento delle persone che potrebbe andare dallo scoramento alla ribellione, anche violenta. Non capisco perchè non si metta in conto che lo scenario potrebbe avere anche questo profilo. Credo che sarebbe necessario un accordo nazionale tra governo e sindacati su come l’economia cambierà nei prossimi mesi e come dovrà avvenire la ripartenza. Serve coinvolgere le persone interessate, è molto importante la partecipazione, perchè questa dà fiducia. Molte cose cambieranno, gli orari di lavoro non saranno più quelli di prima, se sui mezzi di trasporto non si potrà più salire tutti insieme allo stesso orario, l’orario di lavoro inevitabilmente dovrà essere differenziato. Sul posto di lavoro non ci si potrà muovere come prima. Questo va discusso con gli interessati, con criteri di carattere generali, poi ovviamente a seconda della tipologia di azienda si troveranno le soluzioni del caso, ma bisogna trovarli con gli interessati, non facendoglieli piovere sulla testa”.

Sullo scontro governo-regioni

“E’ un grandissimo problema, una delle cose più inquietanti degli ultimi tempi. L’autonomia delle regioni è una cosa, il fare ciò che si vuole rispetto a quanto decide il governo è un’altra. Trovo che ci sia nei comportamenti di alcuni presidenti di regione una disinvoltura pericolosa. Sembra che la cosa che gli interessi di più sia disobbedire, anzichè cercare di trovare accordi col governo. L’articolazione dei poteri non può essere gestito così”.

Sull’Europa

“Già la gestione della crisi del 2008 l’Europa aveva manifestato tutti i suoi limiti. E’ scomparso il valore della solidarietà. Di fronte al virus le decisioni dei singoli Paesi sono state difformi, addirittura c’era chi sbeffeggiava l’altro per le decisioni prese. L’Europa così non ha futuro, perchè se vengono meno i valori e non c’è la volontà di trovare strumenti per affrontare le crisi insieme, non si va avanti. Ci sono paradisi fiscali in Europa: Lussemburgo, Olanda, Paesi dove aziende italiane hanno stabilito la loro sede per pagare meno tasse. Bisogna riscrivere i trattati se non vogliamo che l’UE esploda”.