Didattica a distanza: c’è chi dice che è un fallimento, e che addirittura il silenzio del Governo è inaccettabile, chi racconta storie di successo. Coloro che sono riusciti nell’intento sono perlopiù donne, tra i quaranta e i cinquant’anni, interessate ad imparare una nuova professione servendosi degli istituti formativi adeguati; coloro che non ce l’hanno fatta, invece, sono giovani studenti impreparati al passaggio.
Analfabetismo digitale
C’era da aspettarselo, senza lockdown la scuola non si sarebbe fermata e le aziende non sarebbero state obbligate allo smart working. La situazione di analfabetismo digitale diffusa è diretta conseguenza dell’insoddisfazione dei giovani studenti, che dicono di aver voglia di tornare tra i banchi di scuola. La ricerca del contatto umano in un contesto professionale è importante, ma non è tutto. Eppure, per taluni risulta prioritaria.
Le difficoltà degli adolescenti
Ne abbiamo parlato a Tutto in Famiglia, su Radio Cusano Campus, con Barbara Volpi, esperta di educazione digitale, autrice di “Genitori digitali”, collabora con il Dipartimento di Psicologia Dinamica e Clinica dell’Univerisà La Sapienza di Roma. “I ragazzi ci comunicano sempre qualcosa ed è compito degli adulti comprendere i loro messaggi, fino ad impostare un dialogo costruttivo con loro. Inizialmente sembravano felici di poter incontrare i loro docenti dietro lo schermo, successivamente abbiamo visto emergere le prime falle del sistema digitale – ha osservato Barbara Volpi – l’errore è di continuare a lavorare come se si stesse in aula dimenticando e il coinvolgimento tramite l’online.”
La funzione della scuola e della famiglia
Didattica a distanza: cos’è successo? I ragazzi si sono dimostrati impreparati all’apprendimento tramite il digitale. “La scuola deve aiutare i ragazzi in questo processo. Manca il contatto diretto con l’altro, bisogna condividere coi ragazzi un nuovo processo di apprendimento. Sanno ascoltare musica, conoscono i social, ma non la scuola a distanza – si è congedata Barbara Volpi – il Ministero sta lavorando in maniera proficua per darci indicazioni forti e aiutarci a proseguire. Tuttavia, non è possibile non considerare l’irresponsabilità dei ragazzi. Manca un’etica nel rapporto docente-scuola e ragazzi. La scuola e la famiglia devono lavorare in maniera sincronica.”