L’industria dei matrimoni è in profonda crisi. Da marzo comincia l’alta stagione per il settore, alta stagione, quest’anno, mai iniziata. Sono 17mila le nozze cancellate tra marzo e aprile, 50mila quelle che, secondo le stime, salteranno tra maggio e giugno. La filiera è a terra, una filiera che muove soldi e lavoro, fatta di abiti nuziali, catering, wedding planner, fotografi, noleggiatori di auto, catering e banqueting, parrucchieri, location matrimoniali, auto a noleggio, tanto per fare qualche esempio di professionisti impegnati in un matrimonio. Manuela Ambrogioni, wedding planner e organizzatrice di eventi, è intervenuta ai microfoni della trasmissione “Cosa succede in città” condotta da Emanuela Valente su Radio Cusano Campus.
Sulla fase due
“Questa è già alta stagione per i matrimoni, ma non sappiamo ad oggi se potrà cominciare. Non sono state date indicazioni, eventuali date di riavvio della stagione, non sono state indicate eventuali restrizioni quando si ripartirà. Navighiamo a vista e non riusciamo neanche a dare indicazioni ai nostri clienti”
L’importanza dell’industria delle cerimonie
“Questo settore vale 40 miliardi di euro all’anno. Oltre ai matrimoni nazionali, ci sono quelli degli stranieri che scelgono il nostro Paese per celebrare il loro matrimonio. Il destination wedding dà al Paese anche un altro indotto parallelo che è quello del turismo. Il matrimonio è per l’economia italiana un valore aggiunto e dovrebbe avere la giusta attenzione in questo momento storico. Stiamo parlando di un mercato che coinvolge 30mila tra partite iva e aziende, per un totale di oltre 100mila lavoratori in Italia. Lavoratori che al momento non sanno quale sarà il loro futuro. Il 2020 è andato perso e tutti gli eventi di marzo, aprile e maggio che posticiperemo al 2021 avranno un guadagno a metà. Ci sono molte coppie che stanno tenendo duro e sperano per l’estate e settembre. Dovremmo valutare di sposarci anche in inverno e non avere la pretesa di farlo necessariamente nel fine settimana, altrimenti bisognerà rimandare di almeno un anno”.
I lavoratori del settore degli eventi vogliono avere risposte
“Le tasse le paghiamo anche noi, stiamo continuando a pagare affitti e bollette. C’è questo prestito di 25mila euro ma ci sono tante grandi aziende che non hanno bisogno di quello, hanno bisogno che ci si confronti su questa problematica e si abbia un barlume di speranza. Ci mettano in condizione di dare riscontro ai nostri clienti. Lavorare nell’incertezza e nel dubbio diventa veramente frustrante. Non riuscire a dare risposte al cliente comincia a diventare difficile”.