Il lockdown non è ancora terminato. Chi sperava nella riapertura delle attività il 4 maggio è rimasto deluso. Il nuovo decreto del Presidente del Consiglio rimanda tutto al 18 maggio, i parrucchieri, le estetiste, i bar e i ristoranti potranno tornare a lavorare il primo giugno. I lavoratori autonomi sono sul piede di guerra, per molte partite iva non riaprire a breve vuol dire morire definitivamente. L’imprenditore Fabio Sarnelli, tra i fondatori dell’Associazione partite iva unite, è intervenuto ai microfoni della trasmissione “Cosa succede in città” condotta da Emanuela Valente su Radio Cusano Campus. Sarnelli è titolare di una ditta che ripara elettrodomestici.
Sul nuovo dpcm
“Purtroppo questo non sarà l’ultimo degli amari digestivi che il nostro governo ci dà all’ora di cena. Questo dpcm allontana ancora di più l’apertura per attività come palestre, parrucchieri, estetiste e che dimostra grande confusione. Noi speravamo che il 4 potesse ripartire almeno il commercio al dettaglio. Se per loro 2 settimane non sono niente, per noi sono vitali. E’ una situazione tragica e lo sarà ancora di più. La confusione è tantissima. Oltre al dpcm, si fa riferimento anche agli ordini delle varie regioni. Non è che tutti possiamo diventare burocrati per capire cosa dobbiamo fare”.
I nostri dipendenti ci chiedono di tornare a lavorare
“Come piccole imprese abbiamo dei dipendenti, quindi oltre ad avere il problema dell’affitto e dei costi, abbiamo il problema di chi lavora per noi e che, non avendo ancora preso la cassa integrazione, ci chiede di tornare a lavorare. Il licenziamento è solo posticipato perché se alla fine della cassa integrazione non potremo più fare fronte alle spese per il personale ci saranno inevitabilmente dei licenziamenti. Io ho un’azienda di elettrodomestici. Quando sento parlare delle distanze sociali da rispettare mi viene da ridere. Se andiamo a montare una lavatrice in un appartamento, nell’arco di un metro quadro c’è il nostro tecnico e il proprietario dell’immobile. Quindi i tecnici non ci vogliono andare a fare assistenza se non hanno i dispositivi di sicurezza adeguati, che ancora non abbiamo capito quali siano quelli adeguati”.
Scenderemo in piazza
“Se la nostra protesta rimarrà inascoltata dal Palazzo, prima o poi in piazza ci andremo, ci possono impedire di andarci il 4, il 18, ma prima o poi ci andremo. Noi dell’associazione partite iva unite, che racchiude tutti i movimenti dei lavoratori autonomi, avevamo organizzato una manifestazione per il 29 marzo ma abbiamo dovuto annullarla per ovvi motivi. E’ solo rimandata, appena potremo faremo sentire la nostra voceforte e chiara”.