Sandra Zampa, sottosegretario al Ministero della Salute, è intervenuta ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta”, condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus.
Sulla fase due
“Ho discusso per avere qualche apertura in più, per esempio sull’autocertificazione che è una complicazione in più e non ti fa percepire di aver conquistato in maniera totale quel pezzetto di libertà. Ho avuto uno scambio con il ministro Speranza, con cui ho un rapporto antico e pensavo che l’aspetto dell’autocertificazione si potesse superare, ma non è stato così. Il timore degli scienziati è che tutto possa riprendere, anche perchè non siamo ancora arrivati a R con zero uguale a zero, c’è ancora un numero di contagiati significativo in Lombardia e Piemonte, c’è il timore dei governatori che il contagio possa passare da una regione all’altra. Chiedere ancora un sacrificio alla poplazione capisco che è molto difficile, ma la salute deve venire al primo posto. Ovviamente bisogna coniugarla anche con il lavoro. Io ieri sera sono stata raggiunta da messaggi di grande delusione e preoccupazione, perchè parrucchieri, ristoratori, baristi vogliono riaprire. Occorre ascoltare, perchè ci sono problemi e preoccupazioni vere a cui dare soluzione. Non capisco le aspettative create a livello mediatico, perchè il ministro, il commissario Arcuri, la Protezione civile hanno sempre ripetuto che un passo falso avrebbe rimesso in discussione i risultati finora ottenuti. Comunque c’è il ritorno all’attività motoria, la riapertura dei parchi, la possiblità di andare a trovare i parenti, non c’è discriminazione su base anagrafica, c’è il ritorno al lavoro di 3 milioni e mezzo di persone. Il 18 riprenderanno altre attività e verranno rivalutati alcuni passaggi anche misurando cosa avviene all’interno delle regioni, dal 4 al 18 è un esame per capire cosa accadrà”.
Sulle differenze con altri Paesi
“Ci sono dei numeri diversi ed è una filosofia della politica diversa. Noi abbiamo inteso tutelare le persone, la loro salute e il loro futuro. Prima di tirare delle conclusioni aspettiamo di vedere i dati finali degli altri Paesi. L’immunità di gregge se la sono dimenticata anche i Paesi che avevano paventato quest’idea. Se avessimo lasciato andare avanti l’epidemia avremmo avuto dei numeri molto più grandi in termini di decessi”.
Sull’app Immuni
“Io ho un senso della privacy vivo e vivace, ma quest’app mi ha convinto perchè non c’è violazione della privacy, perchè l’anonimato è garantito dalle tecnologie. Il successo dell’app dipenderà dall’indice di adesione. L’app può diventare anche un’innovazione del sistema di servizi al cittadino. Se il Ministero offrisse servizi come la fornitura di un servizio medico, come la ricetta medica si farebbe anche un passo in avanti da questo punto di vista”.