Paolo Graldi a Radio Cusano Campus parla della qualità e della lotta di Napoli e di Roma. E della passione per la Formula 1
Il giornalista che ha fatto parte di quella straordinaria compagine capace di costruire con Sergio Zavoli “La Notte della Repubblica” è intervenuto in diretta sulla radio dell’Università Cusano, nella trasmissione “Sport Academy Weekend”
Paolo Graldi, uno dei più acculturati e preparati giornalisti italiani, è intervenuto nella trasmissione “Sport Academy Weekend” nel pomeriggio di domenica. Ha parlato delle due città nelle quali ha guidato i potenti motori di quotidiani della storia de “Il Mattino”, Napoli, e del seguito de “Il Messaggero”, Roma. Senza dimenticare che ha fatto parte di quella strepitosa formazioni giornalistica della trasmissione “La Notte della Repubblica” con un gigante, dell’informazione, del livello di Sergio Zavoli.
Questi i suoi pensieri sulla Città Eterna.
“A Roma la situazione produce una sofferenza maggiore, la blindatura sembra quella di una clausura militare, forzata. La città si è comportata molto bene, dopo aver accettato, con grande ritrosia la situazione. Si è autoprotetta capendo che fosse l’unico farmaco, per impedire al coronavirus di dilagare. Quando sono arrivati i dati sulle persone che si ammalavano, quelle che si ricoveravano in terapia intensiva e di chi ci ha lasciato, una consapevolezza diffusa si è impossessata del paese, per fare un discorso di giuste proporzioni. I romani hanno forzato una loro natura portata all’esterno, e ancora oggi con qualche piccolo refuso, continuano ad accettare. Certo, con la voglia di rimettersi in gioco rispettando le raccomandazioni degli esperti; perché un rigurgito della pandemia sarebbe ancora più grave della prima fase. Mentre dall’inizio ci veniva detto che fosse poco più di un’influenzetta”.
Paolo Graldi parla della stretta attualità: “Oggi sentivo un esperto di Pavia, sempre virologo, dire: “Di questo virus conosciamo poco o niente. Ogni giorno qualcosa di più dobbiamo sapere, non disponendo di un vaccino, non avendo individuato un farmaco”. Occorre cambiare vita, blindarci, vivere come in uno scafandro. Molte cautele, diceva il ministro Speranza. Senza dire liberi tutti, senza dare sfogo alla voglia”.
Sulla città partenopea il popolare giornalista, professionista dal 1970, ha detto: “Napoli è molto differenziata, al suo interno: ha una gran quantità di persone che non sono irreggimentate in stipendi, in posti (di lavoro), impieghi, che possano avere una loro assicurazione, come gli statali. C’è molto lavoro nero, c’è molto lavoro giorno per giorno. Maione, il proprietario dell’albergo sul Vesuvio, dove c’èra la stanza di Caruso, dove c’è ancora il pianoforte, ha detto che è vuoto. Anche se sono tutti attivi come se il grande albergo fosse pronto a ricevere il pienone. Diceva, con grande rammarico: “Il governo ci ha abbandonato, speriamo ci venga in soccorso, rischiamo di soccombere”. Da un certo punto in punto in poi sembrano disastri irreversibili. E’ come l’anoressia, mentalmente. Io spero che siamo ancora lontani e protetti, da questa evenienza e che l’evoluzione della pandemia abbia svoltato.
Paolo Graldi aggiunge, sulla città più conosciuta della Campania: “Spero che la curva discenda. Napoli soffre di una situazione sociale che non ha sbocchi deve essere aiutata. De Magistris era ammirato da come si sono comportati i napoletani. Certamente l’allungarsi di questa stagione non aiuta anzi pone problemi riguardanti anche le attività criminali. Sono congelate ma, mancando i soldi, potrebbero riaffiorare gli usurai. Quelle attività della camorra virtualmente soccorrono per poi strangolare. Ci sono, da parte di chi fa le indagini, forti preoccupazioni che il perdurare che una situazione di stallo possa riaccendere e anzi moltiplicare situazioni che sono parte del disagio, di questa città, che ha una straordinaria bellezza. Però ci sono frange non piccole che possono diventare focolai destinati ad allargarsi. E’ un rischio che va assolutamente evitato. Speriamo che tutta la macchina economica della città si riaccenda. Immaginate i posteggiatori senza macchine che girano. Tutte le persone che vivono minimamente, non dico di espedienti arraggiandosi, sono esposte a tanti rischi, oltre a quello di prendersi il virus, che riguarda tutti”.
Il commento di Paolo Graldi impone una spessa riflessione: “Quando la classe politica dice “Nessuno deve restare indietro” si prende una grande responsabilità.
Parlavamo, Direttore, dell’usura e dei cravattari, come li definiamo a Roma. Nemmeno chi attua quella pessima pratica, può farlo in maniera visibile. E’ rischioso…
“La necessità fa virtù. Se le banche non aiutano e le tasse e le cartelle e le bollette pressano le persone, in questo fermo immagine che dura da due mesi pieni, è chiaro che poi si sviluppano quasi naturalmente situazioni che marciscono, e genera una necessità. Poi le vie traverse sotterranee si trovano: certo non sono attività praticabili alla luce del sole”.
Lei è un grande appassionato di Formula 1, ci risulta.
Graldi sembra trovarsi su un terreno che è un hobby e una passione: “Vedere la Formula 1 è quasi come stare dentro la macchina di Vettel e Leclerc, che sono le macchine che preferisco. Questo fermo ha colpito la Formula 1. Almeno 10 Gran Premi andranno disputati, in pratica tutta la stagione europea. Abbiamo perso Montecarlo, peccato: quasi ogni anno riesco a farci un tuffo. Non perderemo Monza, quella è una grande speranza. Il Mondiale è ancora aperto, seppur dimezzato. E’ come un arto, una gamba, una ruota, è come perderli: non so come spiegarlo. 20 Gran Premi sono un dispiegamento di forze che possono rallentare pure i recuperi. In questo lo strapotere dei tedeschi di Hamilton è entrato in affanno. Perché tanti Gran Premi offrono anche ad altri, la possibilità; e quindi si presentava a ottobre una stagione piena di novità. E di possibili sorprese. La Mercedes sta guadagnando il 7° mondiale, se tornasse al Cavallino…”.
Direttore, lei è nato nella città definita la Dotta, non solo per la Pallacanestro, ma per la cultura, l’architettura.
“Bologna la trovo cambiata rispetto agli anni ’60. Ci torno per trovare i parenti, dopo essere partito con la valigia per Roma”.
Il commento di chiusura dell’intervista è dedicato, come un atto di riconoscenza e stima, verso la solare Napoli: “A Napoli avevo vissuto un’esperienza bellissima: ho conosciuto colleghi di straordinaria vitalità e bravura, che leggo volentieri: Titti Marrone, Pietro Treccagnoli, Vittorio del Tufo. Gente di primissimo ordine, che fa onore alla tradizione giornalistica napoletana. Volevo dire che è venuto a mancare Aldo Masullo, 94 anni: una grandissima figura, professore emerito all’Università. Un filosofo che ha regalato alla sua città e alla letteratura e alla filosofia. La città ha perso un cuore grande, una mente lucida fino alla fine: scriveva per Il Mattino. Un grandissimo giornalista”.
Oggi se n’è andato anche Giulietto Chiesa. Graldi lo ricorda così: “Non avevo notizia, che non stesse bene. Naturalmente mi dispiace. Un collega con le sue idee, le sue battaglie. Uno fuori dal coro anche con tesi qualche volta controverse, persino paradossali. Un combattente dell’informazione”.