L’impatto dell’emergenza sanitaria causata dal Coronavirus sulla vita quotidiano dei cittadini si sta facendo sentire. Le famiglie e le imprese sono senza soldi, non sanno come pagare le spese. Un italiano su sei non ha sufficienti risparmi per far fronte alle difficoltà economiche portate dal lockdown. Lavoratori precari, con partita iva, piccoli commercianti e artigiani rischiano di finire in mano agli usurai. E’ l’allarme lanciato da Papa Francesco. Gli ultimi dati sono drammatici: dieci milioni di italiani sono a un passo dalla povertà e non riusciranno a pagare le spese vive, bollette, cibo, casa e medicinali. Massimiliano Gagliano, imprenditore edile di Lainate, nel milanese, è intervenuto ai microfoni della trasmissione “Cosa succede in città”, condotta da Emanuela Valente, su Radio Cusano Campus. L’imprenditore lombardo ha denunciato tutte le difficoltà che la sua azienda sta vivendo in un video che sui social ha ottenuto migliaia di visualizzazioni e condivisioni.
Sulla situazione della sua azienda edile
“Io ho 18 dipendenti che non hanno ricevuto la cassa integrazione, non hanno visto un euro e non lo vedranno fino a giugno. I nostri dipendenti ci chiedono 50 euro perchè non hanno i soldi neanche per comprare la pasta. Con la nostra azienda abbiamo provato a pagare le scadenze, ma pagando le scadenze senza incassare non possiamo anche aiutare i nostri dipendenti. Non siamo riusciti ad anticipare la cassa integrazione”.
I danni economici
“Questi due mesi di lockdown per un’azienda come la nostra significano baratro perchè i fornitori vogliono essere pagati. Fortunatamente tra di noi ci aiutiamo, ma lo facciamo tra noi cittadini, non lo fa lo Stato che quando abbiamo iniziato si è messo in società con noi al 65%. Adesso il socio non c’è più, lo Stato ci dice: quando torni a guadagnare anche io torno a essere tuo socio. Noi con i 25mila euro del finanziamento ci facciamo poco e se accediamo a questo finanziamento non possiamo accedere a quello di entità superiore”.
Prestiti dalla banca senza garanzia dello Stato
“Noi abbiamo chiesto un finanziamento alla nostra banca senza garanzie dello Stato per cercare di riaprire. I tempi sono più veloci, non possiamo aspettare la burocrazia e le banche non sanno acnora nulla di quei prestiti sbandierati dal premier Conte”.
Le spese a carico degli imprenditori alla riapertura
“Innanzitutto dobbiamo comprare le mascherine ai nostri dipendenti, ne occorrono 80 alla settimana e visto quello che costano per noi sarà un salasso. Poi dobbiamo acquistare altri dispositivi di sicurezza, dobbiamo fare la misurazione della febbre fuori dal cantiere, tutto a spese nostre e ci dicono che ce le scaleranno dalle tasse, però intanto dobbiamo anticipare”.
Il successo del video su Fb e la solidarietà degli italiani
“Quando ho pubblicato il mio video di sfogo sui social sono stato contattato da tantissime persone da tutta Italia che mi hanno dimostrato la loro solidarietà, voglio ringraziare tutti. Tantissime persone si sono rispecchiate nella mia descrizione, amara e tragica, della realtà”.