Le piccole e medie imprese italiane rischiano di uscire con le ossa rotte dall’emergenza economica causata dal Coronavirus. Le partite iva e i lavoratori autonomi da tempo chiedono al Governo misure concrete e sufficienti per la sopravvivenza delle aziende. Il rischio, sempre più realtà, e che molte attività, soprattutto quelle già in sofferenza, abbassino definitivamente la  saracinesca. Gli esercenti sono in agitazione, hanno chiuso i negozi dal 10 marzo e gli aiuti da parte dello Stato, denunciano, sono stati pochi e mal gestiti. Per le partite iva il decreto Cura Italia ha previsto un bonus da 600 euro e il prestito garantito dalla Stato fino a 25mila euro, con un tasso del 2% massimo, al quale non tutti possono o vogliono accedere. “Perché devo indebitarmi ancora di più?”, si chiede Simona Verna, titolare di due negozi di abbigliamento a Roma e vicepresidente dell’associazione commercianti di Casal del Marmo,  intervenuta ai microfoni della trasmissione “Cosa succede in città” condotta da Emanuela Valente su Radio Cusano Campus.

Lo Stato, di fatto, mi ha licenziata

“Lo Stato di fatto mi ha licenziata. Fino al momento della chiusura avevo un socio al 60%, quando la barca è affondata lui se n’è andato. Lo Stato per tutte le partite iva è un socio al 60%, considerando le tasse che paghiamo. All’improvviso ci ha lasciati senza niente, pensando che potessimo mantenere i costi vivi della nostra attività provvedendo noi direttamente”.

Bonus 600 euro a tutte le p.v., anche ai negozi rimasti aperti

“I 600 euro sono stati promessi a tutte le partite iva, ma non sarebbe stato più giusto pagare prima le persone che hanno avuto l’attività chiusa? Il mio locatore mi chiede l’affitto, lo Stato mi dice che questo affitto lo devo anticipare dando per scontato che io abbia i soldi sul conto da poter anticipare. Non mi aspetto che un Governo non pensi a queste cose. Ci stanno mettendo l’uno contro l’altro, perchè mi scrivono che noi i 600 Euro li abbiamo presi e altri no. Non dobbiamo scannarci tra di noi ma essere uniti”.

Le spese salate a cui far fronte appena riaperti i negozi

“Quando a maggio tirerò su la saracinesca riaprirò con almeno 10mila euro di arretrati da pagare, tra affitti e utenze. Con il prestito da 25mila euro loro ci stanno prestando dei soldi che ci serviranno solo per pagare le tasse arretrate. Fino al 10 marzo avevo un’azienda sana, se mi trovo in difficoltà io oggi immagino le aziende che avevano qualche problema già prima di questa emergenza, sicuramente quelle non riapriranno. Dobbiamo metterci insieme per far capire a questi politici che se fino ad ora gli abbiamo permesso di fare certe cose adesso non staremo fermi”.

Il M5S mi ha deluso, io l’ho votato

“Sta passando il messaggio che se una persona critica il Governo stia con Salvini o Meloni. Ma chi lo ha detto? Io alle ultime elezioni ho votato il Movimento Cinque Stelle. Se mi sento abbandonata dallo Stato io lo dico”.