Fossati Fossati sei il nostro Marzorati: il radio-intervento
dell’ex giocatore e da anni Istruttore FIBA
L’ex cestista di Brescia, Stella Azzurra Roma, Udine e Napoli ha parlato sabato a Radio Cusano Campus, con tutta la proverbiale saggezza brianzola
Fabio Fossati è da anni un istruttore della FIBA, famoso per il suo impegno, dopo essere stato un buon giocatore in Serie A. Nato a Monza il 28 giugno 1951, ha vinto molto nel settore della pallacanestro femminile da tecnico: 3 scudetti, 1 con la Pool Comense, 2 con Schio, e con il club vicentino ha anche conquistato 2 Coppe Italia. E’ arrivato anche a vincere 4 Supercoppe, 2 a Como e altrettante a Schio.
Fossati è intervenuto sabato scorso a Radio Cusano Campus durante “Sport Academy Week-end”.
L’intervista – Per quelli più giovani ho ricordato che il pubblico romano ti paragonasse a Marzorati, come ricordava l’amico Franco Lauro in una recente presentazione del libro – il 10 ottobre – “80 anni della Stella Azzurra” scritto da Mario Arceri. Marzorati era ancora a qualche anno dall’ottenere ciò che avrebbe poi vinto. Ma a livello tecnico questo pensiero era una gran cosa.
“Sì, secondo me era un paragone troppo buono nel senso che Pierlo era un grande giocatore. L’affinità nasceva dal fatto che tutti e due siamo brianzoli; lui è di Cantù, io non proprio, ma di Lissone, un paese della Brianza, che era terra di canestri. Forse anche un’affinità fisica però lungi da me pensare di essere accostabile a Marzorati. Come hai ricordato tu è stato proprio Franco quando arrivai a Roma, il primo anno, che lui mi paragonava dicendo: Fossati Fossati sei il nostro Marzorati. Troppo buono Franco, in questo tipo di paragone”.
Al di là del chiaro ed evidente professionista come telecommentatore, lo ha ricordato anche Dan Peterson dalla pagina Facebook di Superbasket in maniera meravigliosa come solo Dan sa fare. Il ricordo personale di Franco, che se n’è appena andato.
“E’ legato soprattutto a un rapporto che si era creato proprio nel momento stesso – lui era un ex stellino per cui alla fine c’era questa affinità. Perché quando sei stato con la Stella Azzurra sei stellino per tutta la vita, e quindi c’è un qualcosa che ti accomuna. Poi c’è stato proprio l’aspetto professionale: il fatto che qualche volta mi ha invitato a essere la sua “spalla tecnica” durante alcune telecronache”.
Fossati propone un illustre aneddoto iridato: “In più, e mi piace ricordarlo, ai Campionati Mondiali che si sono svolti ad Atene io collaboravo con il Corriere dello Sport, ero un supporto a Mario Arceri, e spesse volte la sera, dopo le partite, ci siamo trovati assieme per cenare. Franco era un personaggio incredibile. Il suo essere incredibile nasceva dal fatto che tutti gli volevano bene; le tifoserie, sai, ogni tanto si schierano da una parte o dall’altra. Aveva un’empatia tale che lui era apprezzato da tutti”.
Giordani, per esempio a Roma, non aveva sconti nonostante fosse l’allenatore, uno dei due allenatori dello scudetto della Ginnastica Roma femminile negli anni ‘40 prima del secondo conflitto mondiale.
Tu abiti in Brianza anche adesso?
“No, abito a Brescia e da un po’ di anni mi palleggio fra Brescia e il lago di Garda. Anche se io, ogni tanto, parto di nuovo per andare a fare un lavoro in giro per il mondo”.
Com’è la situazione generale della rispondenza delle strutture sanitarie pubbliche?
Fossati spiega bene: “Credo che quello che si è verificato e stiamo vivendo ancora in parte, anche se, forse, un po’ di luce la vediamo, ci deve far riflettere e riqualificare un’idea che avevamo. Parlo della Lombardia perché è stata sicuramente la zona più colpita, avevamo delle strutture ospedaliere all’altezza. Ma non era semplicemente la mia idea. Leggevo anche quando si fa il paragone con altre strutture, per esempio in paesi in cui lavoro, Polonia, Ungheria, o recentemente quando sono stato in Bangladesh. Ovviamente non c’èra paragone. Però quello che è successo deve veramente far riflettere. Anche se adesso è stato fatto un qualcosa in più perché sembra, incrociamo le dita, che la pandemia stia scemando, di sicuro è un qualcosa che resterà per il futuro sperando di non dover più ritrovarsi in una situazione del genere”.
Anche perché in tutto il mondo, seguo ciò che stavi dicendo, c’era gente che andava vantandosi che la Lombardia fosse un’eccellenza. E abbiamo scoperto, a suon di schiaffoni alle famiglie che sono state colpite da questa tragedia, che in realtà non fosse così. E l’irresponsabilità gestionale ci ha messo la sua. Come si batte un grande avversario, tu che ne hai incontrati tanti, da giocatore di pallacanestro, e da allenatore?
“Un grande avversario lo si batte cercando di conoscere quali sono le sue caratteristiche; non a caso penso che lo sport possa insegnare, permettimi, così, questa boutade, sia a livello professionale, industriale, possa dare delle indicazioni. Non voglio riferirmi a quello che sta succedendo adesso. C’è una differenza sostanziale: che nello sport ti devi allenare tutti i giorni per essere pronto ad affrontare una performance, che magari dura poco tempo. Mi viene in mente per esempio Usain Bolt che si allena tantissimo per poter produrre e la sua performance che è di 10 secondi o di 19”, quando corre fra i 100 e i 200 metri. Nel mondo del lavoro tutto è completamente differente”.
La spiegazione di Fossati non fa una grinza: “Nel senso che tutti i giorni ti viene chiesto una prestazione e ti alleni poco. Secondo me per battere per aver la meglio su un grosso problema devi essere allenato, pronto, devi spendere tante energie perché non sai tra l’altro, quando questo problema ti capiterà tra capo e collo”.
Per cui… “…Tanto, tanto allenamento, pratico, tecnico, anche tanto allenamento dal punto di vista mentale perché spesse volte la chiarezza, è la lucidità mentale, che ti permette di ottenere un risultato”.