Franco Lauro eterno sorriso di giovanotto innamorato della Pallacanestro, se ne è andato. Con i campionati fermi

 

Il pomeriggio di Roma porta dal centro della Città Eterna una bruttissima notizia. Un infarto ha sorpreso il popolare telecronista della RAI, che ha lavorato assieme ai grandi degli Anni ’80 prendendone il testimone

 

Franco Lauro se ne è andato, a 58 anni. Sembra un romanzo di quelli scritti da un letterato di irreprensibile puntualità; invece ha il sapore di una beffa. Lui, romano, cresciuto a pane, calcio e pallacanestro, che ha raccontato per tanti anni dai parquet di tutto il mondo tramite Mamma RAI. Lui che se ne è andato adesso, che, ironia della (assente) sorte, i campionati della palla a spicchi sono tutti fermi. Dappertutto. Persino laddove la religione e il mantra, negli Stati Uniti d’America, tutto viaggia sulla scuola di pensiero “The show must go on”.

Proprio in questi giorni nei quali dei modesti personaggi di latente cultura stanno bisticciando come indegne comari di paese per far riprendere quell’arma di distrazione e di ignoranza di e della massa dell’infimo livello del Calcio, se ne va una persona rispettosa e schietta. Che non ha avuto bisogno, di alzare la voce, per far valere l’efficacia di una opinione. Tanto quando ha scritto, agli inizi, di una gavetta che a Roma conta almeno tre volte, rispetto alle altre parti.

Aveva cominciato con TeleRegione 45, la stessa in cui erano partiti altri con una certa bravura e notorietà, se ci pensiamo bene, vedi Giacomo Mazzocchi e Mario Mattioli, tra gli altri.

E per un po’ di tempo Franco è stato la entusiastica voce del PalaEur, che annunciava le formazioni e dava punti e statistiche, in quegli Anni ’80 che hanno assunto il valore, per la pallacanestro italiana, di innovazione e modernità, per le sfide tra le grandi città e la crescita di altre, vedi Pesaro e Caserta, dopo la piacevole conferma canturina.

Un basket diverso, che lo avrebbe visto crescere di fianco a nomi importanti, della RAI. L’ente radiotelevisivo di Stato che viaggiava sulla preparazione di Aldo Giordani e Gianni Decleva, e “TuttoBasket” che su RadioRai aveva in Massimo Carboni una guida degna di Ciotti e Ameri del Calcio.

Franco Lauro ha messo a frutto la sua tenacia, la sua costanza di rendimento sul piano professionale. E, pur essendo un giornalista e un commentatore di grande valore, ci ha concesso quella naturale umanità e quel sorriso semplice, da eterno giovanotto, anche nelle giornate di pioggia, quando magari l’umore non sarebbe dei migliori, per la moltitudine. Soffermarsi allo spessore del collega non renderebbe tutto il merito a quanto ha seminato e costruito, sul piano dei rapporti umani. E’ uno di quei non frequentissimi casi in cui ci soffermiamo sulla cordialità, che sapeva trasportare nelle case degli italiani, e sulla bontà negli atteggiamenti. Senza per questo mancare di carattere nel dire la sua.

Ecco, alcuni dei diversi motivi, per i quali oggi, ci fa male, nel cuore, nella capoccia, nell’animo, dover pensare che, da stanotte, forse da domattina, saremo costretti a parlare di Franchino Lauro all’imperfetto. Un ossimoro, per chi, come altri mostri di sensibilità, ha messo non a caso o per convenienza, il senso di un rapporto nettamente davanti, a ciò che riguardasse questa bistrattata professione, sovente affidata a gente che non dispone di quinto, della sua semplice umiltà. E per tatto e senso della cristianità, eludo e scanso altri aspetti.

Fa male, un contropiede del genere.

Ciao, FRA’.