Brunamonti uno dei talenti più completi nella storia della pallacanestro italiana

Il playmaker di Spoleto ha vinto una Coppa Korac con l’Arrigoni Rieti, ha sfidato e, nel 1984, superato la Simac Milano. Sarebbero arrivati una Coppa delle Coppe e altri tre scudetti. In Nazionale medaglia d’argento a Mosca e successo europeo nel 1983: poi un bronzo e un argento continentali

 

Roberto Brunamonti è stato uno dei giocatori più rispettati e temuti del panorama italiano anche in sede europea. Oggi compie 61 anni essendo nato a Spoleto, Umbria, il 14 aprile del 1959.

Di ruolo Playmaker ha giocato fin da giovanissimo in Serie A1 dove giunge con l’Arrigoni Rieti: 7 anni in terra sabina, con una storica conquista del terzo trofeo europeo, per ordine di importanza. Infatti il club laziale vinse la Coppa Korac, che equivaleva, all’epoca, alla Coppa Uefa della Pallacanestro. Correva il 1980.

Al termine di quella stagione sportiva Brunamonti avrebbe ottenuto la convocazione in Nazionale, che all’epoca era allenata da Sandro Gamba, e andava alle Olimpiadi di Mosca, dove la formazione azzurra giunse al secondo posto finale.

La storia più importante la avrebbe saputa scrivere con la Virtus Bologna e con la nazionale italiana di Pallacanestro, con la quale ottenne la medaglia d’argento!

Roberto Brunamonti ha fatto parte della strepitosa formazione che tre anni dopo sarebbe stata capace di vincere per la prima volta nella storia continentale il titolo europeo. Era infatti il playmaker azzurro, unitamente a Charly Caglieris.

In azzurro lo spoletino avrebbe ottenuto il terzo posto a Stoccarda nel 1985 e l’argento a Roma, nel 1991, dietro l’ultima edizione della Jugoslavia ancora unita, e forte, tra gli altri, della presenza in squadra del “romano” Dino Radja.

Nel giudizio complessivo di Roberto Brunamonti va tenuto conto anche di un’altezza che avrebbe potuto collocarlo come guardia tiratrice o come ala piccola. Dal punto di vista tattico è sempre stato dotato di grande lettura del gioco e raffinata intelligenza nell’impostazione offensiva. Una fase ben rappresentata dal virtussino anche nelle conclusioni dalla media distanza. E in special modo in entrata e in percussione, oltre che nelle situaizoni di contropiede. Ma si è saputo distinguere, con decisione e umiltà, come difensore.

Con Brunamonti “1” e guida in campo anche carismatica, la Virtus Bologna si è saputa misurare contro una delle squadre più forti, nella storia del basket italiano, la Simac Milano. La compagine di Dan Peterson fu superata in una terza finale scudetto nel capoluogo della Lombardia.

Quello scudetto vinto dalla Granarolo Bologna fu importante perché vinto in casa di D’Antoni e compagni. Anche se accadde con una coda polemica perché in gara-2 venne espulso Meneghin da Vitolo e Duranti la cui discussa decisione privò il giocatore più rappresentativo della formazione milanese per giocarsi ad armi pari il titolo tricolore.

Quel titolo Bologna lo ha saputo conquistare sia con i tiri dalla media distanza, quello da 3 ancora non era stato introdotto, in Italia ed Europa, e, soprattutto lo ha ottenuto in contropiede. E’ stata una delle finali-scudetto più combattute e appassionanti di tutti gli anni ’80, capace di infiammare città e regioni interessate dalle sue vicende. La squadra emiliana era guidata dalla panchina da Alberto Bucci, venuto a mancare di recente; il suo assistente era l’attuale allenatore-capo dell’Olimpia Milano, Ettore Messina.

Con Brunamonti la Virtus Bologna, oltre a quello del 1984, avrebbe ottenuto anche i tre scudetti di fila dal 1993 al 1995.

Il bottino della società felsinea è stato arricchito dalle Coppe Italia del 1984, l’anno dello scudetto, del 1989 e dell’anno dopo; stagione impreziosita dalla vittoria in Coppa delle Coppe. Il che ha fotografato una squadra e un gruppo dirigenziale diverso, dalla chiave di lettura europea. Tanto vero che un certo Predrag Danilovic disse: “Sono venuto alla Virtus – dal Partizan Belgrado – per giocare con Brunamonti”. Mica male, no?!

Nel 1995 la Virtus Bologna si è saputa aggiudicare la SuperCoppa italiana.

Dopo la carriera agonistica – Da allenatore sarebbe tornata nella Bologna virtussina vincendo una Coppa Italia nel 1997. Sarebbe diventato dirigente dello stesso club e poi anche nella Virtus Roma.

Nel settembre del 2008 avrebbe fatto ritorno a casa, nella società che lo valorizzò come atleta, anche se il nome era diverso: Nuova Sebastiani Basket. Nel 2009 avrebbe lasciato il club per concentrarsi sull’attività di base dell’appena nata Willie Basket Rieti. Sodalizio che portava il nome di “Zio” Willie Sojourner, giocatore di grande valore che perì in un incidente di macchina nella stessa città in cui si era messo in discussione come istruttore.