Il filosofo Massimo Cacciari è intervenuto ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta”, condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus, emittente dell’Università Niccolò Cusano.

Sulla fase due dell’emergenza Coronavirus

“E’ puro realismo riconoscere che bisogna muoversi perchè il Paese possa riaprire le sue attività il più rapidamente possibile, questo non è in contraddizione col fatto che bisogna riaprire solo dove è garantita la massima sicurezza -ha affermato Cacciari-. Naturalmente il rischio c’è in ogni attività di questa vita, anche guidando un’automobile, fumando una sigaretta. Può essere benissimo calcolato il rischio, come la scienza sa perfettamente. Senza alcuna fretta, sulla base di protocolli, si possono riaprire le attività a seconda della regione, a seconda del tipo di attività. E’ del tutto evidente che da domani non potranno riaprire gli stadi e i cinema perchè è il contatto diretto tra persone che può essere veicolo di contagio. Ma se ci sono i dispositivi di sicurezza, i controlli, le distanze, perchè devo tenere tutto chiuso? E’ del tutto irrazionale dire: continuiamo a stare tutti a casa. Nella conferenza stampa della protezione civile c’è una comunicazione del tutto antiscientifica, se devo comunicare i dati sulla mortalità devo distinguere per sesso, per età, per patologie”.

Sul ruolo dei comuni

“Piaccia o no, gli amministratori locali hanno seguito le indicazioni di Stato e Regioni nonostante il casino derivante dal sistema italiano che è patogeno nella sua essenza. Adesso i comuni potrebbero avere un ruolo decisivo per l’erogazione tempestiva dei fondi del reddito di emergenza. Ma vedrete che non avverrà così, si inventeranno qualche ente che dovrà gestire il tutto. E’ la macchina che non funziona, ci puoi mettere anche Schumacher ma non va, è un sistema del tutto burocratizzato e ingessato”.