Daisy Pirovano, sindaco Misano di Gera d’Adda (prov. di Bergamo), è intervenuta ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta”, condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus, emittente dell’Università Niccolò Cusano.
Sulla situazione nel bergamasco
“Da ancora prima che intervenisse il governo noi sindaci stiamo facendo squadra per dare risposte molto veloci ai cittadini. Uno dei più grossi errori che è stato fatto è stato quello di sottovalutare il problema all’inizio. Questo ha causato tantissimi contagi e morti. Noi sindaci siamo intervenuti, chiudendo anche molte attività prima del tempo, convincendo i cittadini. Siamo una grande squadra, il motto è salviamoci da solo. Quando l’aiuto non arriva ci si ingegna, noi bergamaschi siamo bravi in questo. Qua nella bassa bergamasca, la percezione del pericolo è arrivata prima rispetto ad altri perchè ci siamo ritrovati in mezzo ai due focolai: Lodi e Nembro. La speranza era quella che ci fosse la zona rossa della Valseriana, c’era l’esercito pronto ed eravamo tutti convinti che sarebbe stata fatta. Questa cosa non è stata fatta e non so il perchè. Sicuramente la zona della Valseriana è una zona produttiva, piena di fabbriche importanti, ma molti imprenditori per tutelare la salute dei propri lavoratori hanno deciso autonomamente di chiudere le loro fabbriche. Penso che si sia sottovalutato il problema. Questo ha portato a far sfuggire la situazione di mano nella nostra zona. Ancora oggi non abbiamo i dpi, ci si arrangia come si può. Le mascherine stanno arrivando per i sanitari, ma il problema è anche per la gente. Stiamo cercando di aiutare i piccoli negozi garantendo il servizio a domicilio per le persone. Stiamo cercando di aiutarci tra di noi. Decessi? Il numero è sottostimato, sono molti di più i decessi e i contagi. I dati sono a ruota sbagliati, ci sono tante famiglie che sono in casa in quarantena e hanno contratto il virus ma a noi non risultano. Noi moltiplichiamo x volte, basandosi sul conto dei decessi degli anni scorsi. Se negli altri anni la media era di 1, massimo 2 deceduti nel mese di marzo, ora siamo già a 8. La percezione reale è quella dei camion dell’esercito che escono dalla città di Bergamo con le bare”.
Sullo stanziamento dei 400 milioni per i comuni
“Premetto che poco è sempre meglio di niente. Il problema nasce da prima. Tanti di noi erano in fase di stesura di bilancio e dovevano aumentare le imposte municipali. Ora non solo non possiamo aumentarle, ma rischiamo che le persone non abbiano i soldi per pagarle. Il problema non sono solo i soldi che ci vengono dati per l’emergenza alimentare, ma il problema è che abbiamo uffici comunali deserti, abbiamo dipendenti malati, alcuni deceduti e una burocrazia non indifferente. L’altro problema è che arriveremo al punto che i nostri bilanci salteranno per aria. Per far quadrare il bilancio avremo bisogno di altri aiuti, anche semplicemente per snellire le procedure burocratiche. Servirebbe un bilancio di emergenza. Io riceverò circa 17mila euro in un comune di 3mila abitanti. Abbiamo un solo assistente sociale che lavora in smart working, ma il problema è che quando noi aiutiamo la gente, abbiamo dei documenti, l’isee di una famiglia viene fatto sui redditi dell’anno prima. Ma una persona poteva anche avere redditi medi l’anno scorso, se è entrato in crisi adesso deve fare un’autocertificazione, ma potrebbe avere anche dei soldi in banca, come faccio a sapere se quei soldi li sto dando a una persona che ha realmente bisogno? Bisogna controllare, fare controlli incrociati. Serve un po’ di tempo, i cittadini invece han capito che da domani gli verrà dato l’aiuto. Dare le informazioni bene sarebbe meglio”.
Sulla fine delle restrizioni
“La speranza non l’abbiamo mai persa, però la quotidianità dice altro. Ci sono ancora tanti morti, malati e non c’è nessuna fretta nel sospendere queste misure restrittive che sono state accolte in maniera composta, la gente si è comportata molto bene fin da subito. Noi sindaci abbiamo cercato di dire tutti la stessa cosa, non abbiamo mai cambiato la nostra versione a differenza di quanto fatto a livello nazionale. I nostri cittadini si fidano di noi e sanno che se noi gli diciamo: non uscite, il traguardo è ancora lontano, vuol dire che devono ancora restare a casa”.