Il dottor Antonio Magi, Presidente dell’Ordine dei Medici di Roma, è stato ospite del programma “L’imprenditore e gli altri” condotto da Stefano Bandecchi, fondatore dell’Università Niccolò Cusano e Presidente della società delle scienze umane, su Radio Cusano Tv Italia (canale 264 dtt).
Sulla situazione nel Lazio
“I primi due casi in Italia sono stati i turisti cinesi ricoverati allo Spallanzani, quindi siamo partiti un po’ prima -ha affermato Magi-. Mentre noi avevamo 3 casi poi ci siamo ritrovati col focolaio in Lombardia. Roma e Lazio sono stati per molto tempo esenti da quei numeri, quindi abbiamo avuto il tempo per prepararci. Abbiamo cercato di trovare spazi e luoghi dove poter mettere i letti e i macchinari per la terapia intensiva. Abbiamo provato a organizzarci anche con i dispositivi di protezione individuale, anche se di difficile reperimento. I problemi maggiori si registrano nelle residenze per anziani, dove c’è un gruppo di persone che vivono insieme. Il problema sono le persone che entrano ed escono, sia il personale medico che i parenti degli ospiti”.
Sui medici contagiati
“Ad oggi sono 7164 i sanitari contagiati. Si tratta del 9-10% del totale degli infettati. In Lombardia, che non c’è una sanità territoriale ma solo ospedaliera, tutti i malati sono andati in ospedale. Cosa che fortunatamente non è accaduta nel Lazio perchè ci sono dei presidi territoriali e medici di famiglia, che possono evitare di far andare le persone in ospedali. Noi rischiamo di essere i principali untori. Per questo proteggere i medici è fondamentale. Stiamo chiedendo di fare i tamponi a tutti i medici, il problema è che non ce li fanno. In questo modo i medici positivi asintomatici continuano a lavorare e ad infettare i pazienti”.
Sulle visite via telefono
“In questo momento nel Lazio la circolare dice che negli ambulatori possono essere fatte solo visite urgenti e brevi. Noi abbiamo chiesto di fare visite anche attraverso videochiamata, in Veneto lo fanno, nel Lazio ancora la circolare non è stata fatta, hanno detto che è pronta ma io ancora non l’ho vista. Il problema in Italia è la burocrazia. Pensate al crollo del Ponte Morandi di Genova, se non avessero bypassato le procedure il nuovo ponte l’avremmo avuto chissà quando”.