Leoluca Orlando, sindaco di Palermo, è intervenuto ai microfoni di Emanuela Valente su Radio Cusano Campus.
Sulle misure di contenimento dell’emergenza Coronavirus
“Basta uscire di casa! Basta frequentare luoghi affollati! -ha esordito Orlando-. Stando a casa eviteremo di essere contagiati, di contagiare e di sovraccaricare le strutture sanitarie del nostro Paese che rischiano il collasso. Se tutti noi manteniamo questo impegno per queste settimane forse riusciremo ad avere la primavera, ma che venga il 21 di giugno. Noi abbiamo in Sicilia una stretta ancora più forte, abbiamo vietato qualunque forma di passeggiati, si può uscire solo per andare al supermercato e in farmacia. La sicilia e Palermo ancora oggi non sono nelle condizioni terribili in cui si trovano altre regioni, noi abbiamo il dovere di impegnarci affinché non succeda anche perché il nostro sistema sanitario andrebbe sicuramente al collasso molto prima di come sta andando al collasso il sistema di regioni come la Lombardia. Quindi in Sicilia tutti d’accordo abbiamo deciso di essere ancora più severi rispetto alle misure del governo. A Palermo girano tutto il giorno le auto con il messaggio: restate a casa. Stiamo cercando di mandare un messaggio pesante, ma essere pesanti oggi significa sperare di poter essere presto leggeri. Noi seguiamo le indicazioni del governo nazionale e laddove sono formalizzate anche quelle del governo regionale, se poi c’è contrasto tra queste io non voglio entrare in questa polemica”.
Sulle ricadute economiche
“Abbiamo già attivato con la Regione una sorta di task force per valutare come affrontare il problema economico subito e come affrontarlo dopo. A Palermo abbiamo attivato il banco alimentare con la Caritas e assistiamo a domicilio 1200 famiglie povere. Abbiamo curato quest’assistenza con personale volontario coordinato con la Protezione civile. Evitiamo di fare gli aiuti individuali perchè rischiano di essere una fonte di contagio”.
Sull’esodo da nord a sud
“Sono tante le persone tornate dal nord prima del 9 marzo. Ieri si è deciso di fare il tampone a tutti. Ognuno di noi ha amici e parenti in altre regioni e Paesi, ma a tutti loro ho detto: restate dove siete, perché è un passaggio necessario importante. Abbiamo ripetuto un appello ai giovani: questo virus ha cambiato la vita delle persone come la cambia il terremoto. Noi oggi rischiamo di diventare noi gli untori dei nostri cari, quindi faccio l’invito a tutti a restare a casa”.
Sul decreto cura Italia
“Il Cura Italia, almeno in questa prima fase, si occupa dell’economia strutturata non di quella destrutturata. Abbiamo una serie di soggetti che lavorano ai margini delle strutture economiche. Noi dobbiamo pensare a coloro che non hanno un lavoro. Abbiamo chiesto il Cura città, un provvedimento che sia tutto mirato a sostenere la tenuta e poi la ripresa delle comunità locali”.