Paolo Vicari, italiano residente a Londra da quasi 10 anni, è intervenuto ai microfoni della trasmissione “Cosa succede in città” condotta da Emanuela Valente su Radio Cusano Campus.

L’emergenza Coronavirus a Londra

“Io lavoro in una start-up tecnologica quindi ho la fortuna di poter lavorare da casa in remoto -ha affermato Vicari-. Ho una famiglia, i miei figli vanno a scuola, le scuole sono ancora aperte. Quelle che sono state colpite dal virus hanno chiuso, si dice che forse alla fine di questa settimana le chiuderanno tutte. Alcuni genitori hanno deciso di non mandare i figli a scuola. Siamo tutti in attesa di capire cosa succede, guardando lo scenario in Italia, Francia. Qui è un po’ lasciato alle decisioni degli individui se uscire o stare a casa, se mettersi in isolamento quando si hanno dei sintomi. Johnson forse si è reso conto che la sua strategia iniziale era un suicidio. Siamo preoccupati perché quando lasci alle persone il compito di autoisolarsi, non è detto che lo facciano. Ancora in giro c’è tanta gente, anche se un po’ meno rispetto al solito”.

L’opinione degli inglese sulla situazione in Italia

“All’inizio i miei colleghi pensavano che magari in Italia la cosa non era gestita bene, ma erano convinti che fosse poco più di un’influenza e l’avevano presa alla leggera. Ora credo stiano capendo il rischio, penso che l’Italia su questo abbia aperto gli occhi a tutti. Sembra strano dirlo, ma credo che l’Italia abbia più capacità rispetto all’Inghilterra di affrontare questa crisi, qui i posti letto sono davvero pochi per affrontare le emergenze. I miei amici italiani e spagnoli sono rimasti qui, non sono tornati in Italia. Adesso siamo bloccati perché l’Europa ha chiuso le frontiere, non ci sono più voli per tornare in Italia”.