di Fabio Camillacci/ Coronavirus, spunta un altro caso di positività in Serie A, il secondo nella Juventus. In casa bianconera, infatti, dopo Daniele Rugani, è Blaise Matuidi ad aver contratto il Covid-19. Il centrocampista francese è asintomatico, sta bene e si trova già in quarantena a casa. Il comunicato ufficiale della Vecchia Signora del calcio italiano recita: “Il calciatore Blaise Matuidi è stato sottoposto ad esami medici che hanno rivelato la sua positività al Coronavirus-Covid-19. Il calciatore, da mercoledì 11 marzo, in isolamento volontario domiciliare, continuerà ad essere monitorato e a seguire lo stesso regime. Sta bene ed è asintomatico”.
Il bilancio complessivo in casa Juve alla luce dell’emergenza. In totale sono 121 i dipendenti juventini in quarantena, dopo la prima positività di Rugani. Alcuni sono in quarantena a casa, altri, come lo stesso Rugani e Bernardeschi, al J Hotel alla Continassa, cioè all’interno del centro sportivo. Il club non comunica il numero di tamponi effettuati in questi due giorni, ma non è da escludere che in un prossimo futuro vengano comunicate altre positività. E pensare che Matuidi in un video postato su Instagram appena due giorni fa diceva: “All’inizio non mi rendevo conto della gravità della situazione. Il contagio è stato veloce, nessuno se ne è davvero accorto”. Maledetto virus.
Il rinvio degli Europei. La notizia era nell’aria, adesso è ufficiale: causa emergenza coronavirus, è stato rinviato al giugno del 2021 l’Europeo di calcio che era in programma a partire dal prossimo mese di giugno. D’altronde, allo stato dei fatti, non c’erano molte alternative. E’ prevalsa la soluzione per così dire più semplice, o comunque meno problematica. L’auspicio è che in tal modo, si possano completare campionati e coppe europee entro il luglio di quest’anno. L’annuncio è arrivato oggi dall’Esecutivo della Uefa: “Congelate tutte le partite delle Nazionali, amichevoli e playoff di qualificazione all’Europeo compresi”.
Il nuovo calendario. Europei nel 2021 con gara inaugurale a Roma l’11 giugno. Per una volta tutti d’accordo, ma ribadiamo: tutto dipende da questo maledetto virus, a oggi infatti nessuno può sapere come evolverà l’attuale emergenza da Covid-19. I calciatori potranno tornare ad allenarsi e a giocare solo quando le condizioni sanitarie lo consentiranno. La speranza di tutti è ripartire ai primi di maggio, però, i punti interrogativi restano tanti.
Le ipotesi sul tavolo. Naturalmente, si lavora su varie linee per una eventuale e auspicabile ripresa: la più ottimistica vede la ripartenza del calcio il 14 aprile (praticamente impossibile), la più pessimistica a inizio giugno, addirittura il 13 giugno, con fine della stagione di tornei e coppe europee a luglio inoltrato. L’obiettivo della Uefa è quello di completare le manifestazioni europee con gare di andata e ritorno. Per entrare nel dettaglio: Europa League con ripresa il 30 aprile, ripartenza della Champions il 5 maggio, con relative finali alla fine di giugno (il 27 che è l’ultimo sabato).
L’accordo. L’intesa è stata trovata tra Uefa, Federazioni, Leghe, club e calciatori. Tutte le parti in causa erano collegate in videoconferenza con la località elvetica Nyon (sede della Uefa) campo centrale. Accordo totale sull’obiettivo di finire le competizioni per club, non rimandabili, posticipando l’Europeo che è quadriennale e può essere recuperato con minori perdite. Ma le perdite saranno comunque inevitabili e pesanti. A tal proposito, saranno create due commissioni, una delle quali si occuperà delle conseguenze finanziarie dell’effetto coronavirus, l’altra di organizzare più ipotesi di calendario.
Le parole del presidente della Uefa. Aleksander Ceferin al termine ha dichiarato: “È in momenti come questo che la comunità del calcio deve mostrare responsabilità, unità, solidarietà e altruismo. La salute dei giocatori, degli staff e dei tifosi è la nostra priorità numero uno e in questo spirito la Uefa ha presentato una gamma di opzioni in modo che le competizioni possano finire in questa stagione in piena sicurezza. Da parte di tutti c’è stato un autentico spirito di cooperazione, ognuno ha riconosciuto di dover sacrificare qualcosa per ottenere il miglior risultato possibile. Spostare Euro 2020 comporta costi altissimi per l’Uefa, ma faremo del nostro meglio per evitare che il calcio giocato, il movimento femminile e lo sviluppo del gioco nei nostri 55 Paesi ne possa risentire. Il bene del calcio europeo ha superato ogni discorso legato ai profitti”. Era ora.