PAT RILEY, vincente in ogni ruolo: giocatore (1 titolo NBA), allenatore (6, 5 con i Los Angeles Lakers, 1 in Florida), G.M. e presidente (altri 2, con i Miami Heat)

 

La storia di uno dei più vincenti personaggi nella storia del più invidiato torneo di pallacanestro nel mondo: una sorta di Re Mida del mondo del Basket. La meravigliosa storia infinita di uno degli uomini più carismatici dello sport mondiale

 

E’ una delle figure più carismatiche e iconiche nella storia della Pallacanestro NBA, per la bravura che ha mostrato come allenatore dopo aver vinto, comunque, un titolo da giocatore. Avrebbe scritto una delle pagine più belle, nella storia del Los Angeles Lakers, come Head Coach. E avrebbe continuato a vincere, una volta, da general manager dei Miami Heat. E due volte da massimo dirigente della stessa franchigia della Florida.

Stiamo parlando di Patrick James Riley, più noto come Pat Riley. Nato a Rome, la seconda città dello Stato di New York) il 20 marzo del 1945, è stato inserito nella Hall of Fame nel 2008.

Riley ha giocato per la Linton High School di Schenectady con il leggendario allenatore di Ney York State Walt Przybylo. La vittoria della scuola sui N.Y. City’s Power Memorial, dicembre 1961, è ricordata per la presenza, nella Linton, di un certo Lew Alcindor, che più tardi, convertitosi all’Islam, sarebbe diventato Kareem Abdul Jabbar, e per quella di Pat Riley. Sarebbero stato due piloni di valore mondiale, nella storia dei Lakers e del più importante torneo di Basket al mondo.

In quel periodo Riley giocava anche a Football, visti i suoi 193 centimetri. Nel 1966 lo studente universitario Riley guidò Kentucky alle finali NCAA: il suo tecnico era il celebre Adolph Rupp.

L’anno dopo Pat Riley fu chiamato dai San Diego Rockets e, contemporaneamente, scelto, nel Football Americano, dai Dallas Cowboys. Riley scelse la prima delle strade, per fortuna sua e dei L.A. Lakers!, coi quali arrivo alle Finals del 1972. Non giocò tanti minuti ma diede quel minimo contributo capace di far arrivare la Città degli Angeli a uno dei tanti titoli ottenuti nella National Basketball Association. Avrebbe smesso le scarpe da giocatore nel 1976 quando conquistò il 1° posto nella Western Conference con la casacca dei Phoenix Suns.

La sua parabola con LA non era che agli inizi, prima da annunciatore radiofonico, stagione 1976-77, poi nel 1979; in questo caso la squadra era allenata da Mc Kinney, che ebbe un incidente di bicicletta. La compagine della California passò all’assistente, Paul Westhead, e Riley gli subentrò, a sua volta come Assistant Coach.

Nel campionato 1981-82 un certo Earvin “Magic” Johnson disse, in pubblico, di non essere soddisfatto di Westhead e il proprietario dei Lakers, Jerry Buss diede all’allora General Manager, il popolare Jerry West, il ruolo di allenatore. Rifiutò e, in diretta, chiese a Riley se quel posto lo volesse lui. Accettò se West avesse guidato la squadra per 6 partite prima del suo arrivo ufficiale, in pompa magna.

Riley portò i Lakers a 4 finali dell’NBA di fila. Il primo titolo lo vinse contro Phila, che ebbe la rivincita l’anno dopo (1983). Nel 1984 il buon Pat fu sconfitto da Boston, in una delle rivalità più accese di tutta la storia dello Sport. Questa volta, a parti invertite, il piatto della vendetta sportiva si consumò in favore dei Lakers, 12 mesi dopo, in 6 partite, 4 a 2, sugli stessi Celtics.

Nel 1985-86 LA perse la finale della Western Conference per merito di una grande avversaria, rappresentata dagli Houston Rockets.

Ma la storia è generosa con gli eroi bravi e compatti: nel 1987 una irripetibile squadra, Magic, Worthy, Jabbar, Michael Cooper, Byron Scott, con gregari dell’utilità di A.C. Green, Mychal Thompson in cui era importante anche il minutaggio del non irresistibile Kurt Rambis, vinse con un record che è il terzo migliore di ogni tempo. Quei Lakers vinsero 65 partite contro 17 perse e in 6 gare inflissero un duro 4-2 ai Boston Celtics per il terzo titolo della carriera, per la loro guida tecnica.

La cosa più bella fu la dichiarazione di Pat Riley alla folla di L.A. durante la festa: “Questa squadra, dopo 20 anni nei quali non è più successo a nessun club, farà il bis”. E fu così: 4-3 ai “Bad Boys” dei Detroit Pistons.

I titoli individuali come Capo Allenatore diventarono 4, per la pettinatura più importante nella storia dell’NBA. Fu il 5°, a entrare in una particolare graduatoria. Quella di chi, vincendo da giocatore, avrebbe compiuto gli stessi, aurei passi come allenatore. Era insieme, adesso, a Bill Russell, K.C. Jones, Coach Heinsohn e Billy Cunningham.

La legge del contrappasso sbarrò la strada ai Lakers nella successive serie delle Finals: vinsero i Piston addirittura per 4 a 0. Sarebbero stati gli ultimi play-off per il longevo e talentuoso maggior realizzatore d’ogni tempo, Kareem Abdul-Jabbar.

Riley si dimise dalla franchigia del suo cuore dopo una sconfitta nei play-off con i Suns, la squadra dell’Arizona (Phoenix). L’ambiente della NBA lo ripagò dandogli il premio quale Coach of the Year, forse con un errato tempismo.

Il tecnico che aveva costruito una irripetibile versione giallo-viola lavorò per la NBC fino al 1991, quando diventa head coach dei Knicks, la squadra di NY. L’anno dopo ottenne il miglior record nella regular season per la franchigia della Grande Mela. E’ Allenatore dell’Anno per la seconda volta. I Knicks, nel 1994, arriva alle finali per il titolo ma persero in 7 partite sciupando le ultime 2, quando i NY erano con Houston sul 3-2.

Nel 1995 Riley se ne va a Miami. I Knicks non la presero bene, per un ulteriore anno di contratto vantato nei confronti del loro “concittadino”. Gli Heat dovettero versare 1 milione di dollari. Al primo anno la squadra fu eliminata al primo turno dai Bulls di Phil Jackson e MJ! I Miami Heat presero Alonzo Mourning e Tim Hardaway, poi PJ Brown e Dan Majerle. Nel 1996-97 gli Heat battono i Knicks 4-3 e per la prima volta arrivano alla finale di conference; persa ancora dai Bulls. Riley è per la terza volta tecnico dell’anno.

New York dal 1998 al 2000 cacciò dai play-off gli Heat prendendosi una sonora rivincita. La parabola in Florida andò megli da G.M. Nel 2003-2004 Riley lascia la panchina e promuove Stan Van Gundy, suo assistente, nel ruolo di Capo Allenatore. L’anno dopo arriva da LA Shaquille O’Neal, vanno via Grant, Butler e Odom. Miami perde coi Pistons non potendo puntare su Wade, che si fece male nei play-off. Riley riprese la guida dei Miami Heat nel dicembre del 2005. 11-10, fu, il record di partenza.

Pat Riley riassunse la guida degli Heat il 12 dicembre 2005, rimpiazzando Stan Van Gundy, dopo lo stentato avvio con sole 11 vittorie nelle prime 21 partite. Shaquille O’Neal rientrò a disposizione, Wade fece la sua migliore stagione e grandi giocatori del livello di Payton, Williams e Walker, arrivati con scambi ideati dal tecnico, aprirono la strada verso il titolo NBA. La squadra fece fuori nell’ordine i New Jersey Nets, i Bull e i Pistons. Miami in finale perde le prime due partite ma si presenta in vantaggio 3-2 in gara 6. Contro il pronostico Riley e i suoi vincono in Texas e arrivano al primo titolo nella storia dei Miami Heat. Un’impresa, rimontare lo 0-2 iniziale, riuscita soltanto ai Portland Trail Blazers nel 1977!!!

Pat Riley era nella leggenda. E’ il terzo allenatore a vincere il titolo con due società differenti: in precedenza era riuscito a Alex Hannum e a Phil Jackson.

L’anno dopo i Miami Heat sono battuti in sole 4 partite dai Bulls.

Pat Riley nel 2007 avrebbe lasciato il posto a Erik Spoelstra.

Figure tra le più carismtatiche in assoluto, è stato 3 volte Allenatore dell’Anno, 9 volte ha guidato una delle due formazioni in una Partita delle Stelle (All Star Game).