C’è chi ha tirato fuori scampoli di stoffe dagli armadi, chi ha tagliuzzato tovaglie e chi ha attivato la macchina da cucire della nonna. Le mascherine casalinghe in cotone oggi sono un business: al mercato nero dei social di quartiere le quotazioni sono arrivate a 12 euro per quelle in stoffa semplici e 15 euro per quelle foderate in carta da forno. Ovviamente dovrebbero essere tutti consapevoli dell’inutilità di queste protezioni fai da te per il coronavirus, e probabiilmente anche per evitare di trasmettere agli altri goccioline di saliva, ma l’idea di uscire senza nulla sul volto fa sentire le persone in difficoltà, quasi in colpa. Così via alle chat di amici e parenti con le proposte: si scelgono stoffe ed elastici da abbinare, l’importante è che possano essere messe in lavatrice a 90 gradi e poi stirate. Con i modelli arrivano anche i consigli per renderle più sicure: si possono inserire all’interno i famosi foglietti di carta da forno arricciata, garze sterili, filtri delle cappe dei fornelli o addirittura assorbenti traspiranti. Un fai da te che inizia ad essere redditizio per chi le realizza ed un rischio per chi le indossa pensando di evitare il contagio. Ma è la richiesta che fa il mercato: così se le farmacie hanno esaurito tutte le forniture e le grandi piattaforme di commercio online spediscono a 4 settimane, gli artigiani delle mascherine si lanciano nel business e provano ad arrotondare; male che vada avranno solo partecipato al lancio di una nuova moda.
LE INIZIATIVE UTILI
Il problema dell’approvvigionamento tuttavia rimane ed è severo, nonostante gli sforzi del governo per far fronte all’emergenza in tutto il Paese, così si iniziano a registrare casi virtuosi di donazioni. Lodevole l’iniziativa di categoria “Diamoci una M.O.O.S.S.” dei Medici Odontoiatri Operatori Sanitari Socio Sanitari” che prendendo dai loro magazzini o andando a fare direttamente acquisiti di tasca propria, hanno già fornito dispositivi a 50 dottori di medicina generale di Varese, 20 occhiali protettivi all’ospedale Del Ponte di Varese e 200 camici al nosocomio di Saronno. L’obiettivo è alto: fornire gratuitamente dispositivi di protezione individuale per i sanitari in prima linea contro Covid-19 e chiedono di partecipare in questa gara di solidarietà professionale anche agli ambulatori privati e veterinari, aperti solo per le emergenze.
E poi le aziende dei territori che rispondono alle richieste dei comuni, come nel caso di Empoli e Montespertoli, che hanno ricevuto in donazione dall’azienda Livith spa stik di mascherine per la casa di cura e per gli operatori del Comune che sono al contatto con il pubblico.
Dall’ Abruzzo infine la notizia delle imprese produttrici di vernici che hanno messo a disposizione degli ospedali le tute di protezione professionali di cui sono dotati i loro operai; e ancora le cliniche private che forniscono ventilatori e macchinari e concedono le loro strutture per accogliere i malati non affetti da coronavirus, in modo da liberare posti letto preziosi negli ospedali; mentre l’Istituto Zooprofillatico ha deciso di donare 2 mila mascherine.
Piccoli gesti ma di grandissimo valore sociale che aiuteranno il Paese a rimanere attivo ed in prima linea nella battaglia quotidiana contro questo nuovo ed invisibile nemico.
Livia Ventimiglia