Sergio Pirozzi, presidente della Commissione grandi rischi della Regione Lazio, è intervenuto ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta”, condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus, emittente dell’Università Niccolò Cusano.

L’emergenza Coronavirus nelle zone del terremoto

“E’ un momento difficile per l’Italia. Un pensiero alle tante vittime e ai familiari. Senza nulla togliere a chi esorcizza la paura cantando dal balcone, pensando che è casa d’altri invece potrebbe essere anche casa di ognuno di noi. Un pensiero lo mando agli amici di Bergamo che tanto hanno fatto per noi. Stasera accendo una candela per chi è morto, per chi sta soffrendo, per gli operatori sanitari che non hanno le protezioni e si stanno ammalando, per tutto quel mondo che oggi sta dando ancora un servizio. Stasera dovremmo accendere tutti una candela, mi metto nei panni dei familiari delle vittime che non possono fare neanche un funerale. Questa è una situazione che mi fa tornare in mente i miei concittadini morti ai tempi del terremoto. Qui non ci possiamo affacciare dal balcone perchè ancora ci sono le macerie”.

“Come italiani dobbiamo pensare che non è casa d’altri, perchè può diventare purtroppo casa nostra. Sono preoccupato per gli anziani di queste terre, per la loro tenuta psicologica. Per chi vive nelle casette provvisorie che prima almeno poteva fare una passeggiata, respirare l’aria. Ho chiamato Angelo Borrelli e gli ho chiesto di inviare un supporto psicologico per queste terre, per queste persone. Io ora sto qui a casa e dalla finestra vedo le macerie di una casa e della chiesa di Sant’Agostino. Borrelli si è messo in contatto con la dottoressa Padovan e ha detto che cercherà di fare qualcosa. E’ il momento di fare squadra. Io oggi vorrei andare a Bergamo che ha dato tanto alle nostre terre, fecero donazioni, un’amatriciana per noi con tanti soldi raccolti, hanno contribuito a realizzare gli impianti sportivi. Oggi Bergamo vive un dramma, mi metto nei loro panni. Se pensassimo che non è casa d’altri ma casa nostra riusciremmo a debellare più rapidamente questo virus. Chi oggi è malato non deve essere visto come l’untore di manzoniana memoria, bisogna stargli vicino a livello morale. Stiamo vicini anche agli anziani che rappresentano la nostra storia. L’unico aspetto positivo, che mi auguro non si esaurisca con la fine di questa pandemia, è il fatto che abbiamo riscoperto il senso di comunità. Una comunità che sta in difficoltà si stringe a coorte e che sia un momento di ripartenza. Dovremmo affrontare in seguito anche la questione dell’Europa perchè questa non è l’Europa dei popoli, ma degli egoismi”.