L’attore Pippo Franco è intervenuto al microfono di Gianluca Fabi su Radio Cusano Campus, per parlare di questo momento difficile legato all’emergenza Coronavirus.
Nonostante l’isolamento domestico, niente peccati di gola
“Io faccio parte di quelli che seguono un’alimentazione corretta -ha affermato Pippo Franco-. Mangio in un altro modo tenendo conto dell’acidità metabolica. Ci sono tante culture in proposito, io sono appassionato di sapori naturali, pur apprezzando gli chef che ogni tanto ci consentono di sconfinare. La morigeratezza a livello alimentare fa parte del mio stile di vista”.
Come l’Italia sta vivendo questo periodo
“Essere italiani significa che abbiamo una notevole diversità tra di noi, per natura, per storia, tradizioni. Tutto il mondo da oggi cambierà visione dell’uomo che negli ultimi tempi ha preso una china che non ha nulla a che vedere col senso della vita. L’esteriorità ha avuto il sopravvento sulla vita interiore. Abbiamo dimenticato la nostra natura che è quella che ci fa affacciare dalle finestre e cantare, quella natura che spera. Chiediamoci qual è la cosa più importante della vita. Per quanto mi riguarda è la vita. Se non cerchi di salvaguardare la tua esistenza fisica e interiore hai fallito il senso della vita. Bisogna rimettere la vita umana al centro dell’esistenza, nel momento in cui l’uomo è diventato un codice fiscale, un numero per i mercati internazionali”.
Come passa il suo tempo in questi giorni
“Faccio delle riflessioni su quello che accade. Ad esempio sul perchè nei posti di comando non ci siano dei medici, come Guido Bertolaso. Noi italiani siamo artisti e abbiamo un istinto di sopravvivenza. Tutto ciò che è ragionamento deve essere al servizio del nostro sentire, del nostro istinto di sopravvivenza. Io questo film l’ho già visto perchè quando sono nato io c’erano i bombardamenti. A casa nostra vivevamo in 12 in un appartamento e non ci mancava nulla. Quando suonavano le sirene, andavamo in una cantina del palazzo e lì non ci si sedeva a tavola a mangiare perchè da mangiare non c’era. Mia madre mi dava quello che poteva. Però tutti avevamo una sorta di mutuo accordo e non c’era l’abitudine di sederci a tavola, c’era l’abitudine a sopravvivere. E noi eravamo felici, i bambini continuavano a giocare. Al primo bombardamento una signora del palazzo aveva portato in cantina dei biscotti che faceva lei. Il primo biscotto della mia vita, con un sapore sublime che ricordo ancora, l’ho assaggiato in quella cantina. Io non vedevo l’ora che ci fosse un altro bombardamento per mangiare un altro biscotto. Quindi questa realtà bisogna indagare e comprenderla, andare a ricercare il passato per capire se questa emergenza poteva essere gestita meglio. Mi chiedo come mai siamo i primi nel mondo, perchè noi siamo sempre i primi, anche nella mondezza”.
Sulla tv in questo periodo
“Ricordiamoci tutti quei programmi di gossip e di sciocchezze, di quella vita esteriore che non ci appartiene perchè gli italiani sono ricchi di contenuti. Tutti quei programmi ora sono scomparsi perchè è cambiato il desiderio del pubblico. Noi oggi in tv andiamo a cercare le notizie su questo dramma, tutto ciò che possiamo fare e non. E’ la conoscenza, la consapevolezza che ti dà le informazioni, non il gossip. Noi abbiamo bisogno della ricerca del vero. Quando finirà questa situazione credo sarà difficile che si riprenderà ad identificare la vita con cose tipo l’aperitivo”.