Jim Valvano, il Coach che ha battuto nello stesso anno NCAA MJ, Clyde Drexler e Hakeem The Dream

 

“Ci sono tre cose che dovremmo fare tutti i giorni: la prima è ridere, ogni giorno. La numero due è pensare. Dovremmo passare almeno un momento della giornata pensando. E la numero tre, dovremmo avere ogni giorno emozioni che ci spingano a piangere, per la felicità e la gioia. Pensateci, se ridiamo, pensiamo, e piangiamo, quella è una giornata piena, una gran giornata. Fatelo sette volte a settimana, e avrete qualcosa di speciale”

 

Jim Valvano ha vissuto troppo poco, per lasciare una impronta degna dei Pat Riley o del tecnico che ha instradato Kareem Abdul Jabbar, John Wooden. Ma ha campato con dignità, fino alla fine, e ha lasciato una traccia indelebile, perché nel momento in cui ha compreso che il cancro lo avrebbe portato via, ha lasciato ai posteri messaggi di rara forza di cuore e d’animo, al punto che se ne parla ancora oggi, con grande partecipazione, tanto negli Stati Uniti d’America, quanto nel mondo.

James Thomas Anthony Valvano detto Jim e poi soprannominato Jimmy V, nasce a Queens il 10 marzo del 1946. E’ stato un giocatore di Pallacanestro capace di finire presto la sua parola, a soli ventuno anni, per iniziare un percorso da allenatore decisamente più di rilievo, e in grado di dare enormi soddisfazioni a questo gran personaggio di orgogliose e chiare origini italiane.

Diventa Capo Allenatore della NCSU North Carolina State University, con la cui compagine, nell’anno apicale del 1993, riesce a sconfiggere dei mostri sacri come i ragazzi della Houston University, trai quali si cimentavano due titani dell’imminente NBA quali Clyde “The Glide” (L’Aliante) Drexler, che avrebbe portato il titolo a Portland!, e Hakeem “Tre Dream” Olajuwon. Mancano pochissimi secondi e Dereck Whittenburg produce un tiro dell’Ave Maria, della disperazione: è corto, cortissimo. Ma diventa un assist per Lorenzo Charles, che schiaccia firmando, di fatto, quella che, ancora adesso, è considerata la più grande sorpresa nella storia dello sport statunitense.

Nel turno precedente la NCSU aveva sconfitto North Carolina in un clamoroso derby, facendo secco al supplementare un certo Michael Jordan! Quella di MJ era la formazione campionessa in carica, e battuta 91-84. Impresa dopo impresa, NCSU sarebbe arrivata a vincere un grandissimo, irripetibile titolo di tutte le università americane.

Andiamo con ordine. Nei primi anni di attività da Coach, Jim Valvano guida la Johns Hopkins di Bucknell poi la scuola superiore di Iona, fino a diventare, nel 1980, il responsabile della compagine della North Carolina State, dove lavora per ben 9 anni. La sede del campus universitario è a Raleigh, e lui inanella 209 vittorie a fronte di 114 battute d’arresto. Per due stagioni è scelto dalla stampa specializzata miglior allenatore della Atlantic Coast Conference.

L’impresa più bella arriva all’ultimo secondo, sul 52-52, nella finalissima contro Drexler e Olajuwon e la confraternita Phi Slamma Jamma dell’Università texana di Houston, una delle più forti viste nella storia della NCAA.

Nel 1990 Valvano lascia per un’ipotesi mai provata di coinvolgimento in alcune partite definite truccate: l’America è un posto serio e solo al lontano odore di una cosa del genere, l’incarico si lascia. In Italia è un po’ diversa, la questione, vedi il mondo del Calcio.

La rivincita se la inizia a prendere nemmeno un anno e mezzo dopo, siamo nel 1992, quando la ESPN lo chiama quale commentatore televisivo e vince il premio di miglior cantore delle imprese sportive attraverso l’illustre microfono statunitense.

Purtroppo gli Déi portano via i figli più belli, bravi e, nel caso di Jimmy V, più simpatici, come dice un grande della Pallacanestro italiana, Valerio Bianchini, di recente intervenuto sul decesso di Kobe Bryant a Radio Cusano Campus. Così Valvano patisce un brutto male che lo porta via nell’aprile 1993, appena due mesi dopo aver ricevuto il prestigioso riconoscimento Arthur Ashe Courage and Humanitarin Award. In occasione della cerimonia Jimmy V pronuncia un meraviglioso discorso sulla forza del non mollare mai e affrontare la vita sempre sorridendo.

Il 4 marzo, poco prima di andarsene, in occasione della suddetta premiazione, ricorda il suo motto: “Non mollare, non mollare mai”. Quel discorso è rimasto nella storia e nell’immaginario collettivo per una frase degna dei più profondi e spessi personaggi dello Sport:

“Ci sono tre cose che dovremmo fare tutti i giorni: la prima è ridere, dovremmo ridere ogni giorno. La numero due è pensare. Dovremmo passare almeno un momento della giornata pensando. E la numero tre, dovremmo avere ogni giorno emozioni che ci spingano a piangere, per la felicità e la gioia. Pensateci, se ridiamo, pensiamo, e piangiamo, quella è una giornata piena, una gran giornata. Fatelo sette volte a settimana, e avrete qualcosa di speciale”. Il suo ultimo discorso in pubblico si concluse con altre parole emozionanti: “Il cancro può portarmi via tutte le mie capacità fisiche, ma non può toccare la mia mente, il mio cuore, la mia anima. E queste sono le tre cose che ci resteranno sempre. Grazie, e che Dio vi benedica.

Nella sua opera autobiografica “Valvano: They gave me a lifetime contract, and the they declared me dead”, traspare tutta la sua voglia di vivere. E si comprendono bene le radici italiane, che lo hanno messo sempre in evidenza per carattere, fama, grinta e buone relazioni umane in tutto il mondo del Basket NCAA.

E’ morto il 28 aprile 1993, a soli 47 anni. Troppo presto, per uno della sua forza mentale, d’animo e carisma.

Con la ESPN, televisione nota in tutto il mondo per la grandissima attività di diffusione dello Sport, aveva fondato la V Fonundation for Cancer Research. Una associazione a scopo benefico che raccoglie fondi per la Ricerca sul Cancro. E tutti gli anni si giocano un torneo di Pallacanestro, il Jimmy V Basketball Classic, e un torneo di Golf per tali, vitali scopi.